The Rachmaninov’s remix
Già da qualche anno a Roma la redazione di CineClandestino segue con un certo entusiasmo una manifestazione cinematografica, l’Hip Hop CineFest, dotata di una specificità che ci ha subito conquistato. L’Hip Hop CineFest 2024 si svolgerà in presenza il 10 e 11 maggio presso una nuova location, rispetto alle edizioni passate, ovvero la Casa della Cultura di Torpignattara a Via Casilina 665. Ma intanto, sin dal 29 aprile (e fino al 19 maggio), è possibile visionare i film selezionati presso la sezione in streaming, sulla piattaforma Filmocracy. Noialtri abbiamo già cominciato ad “assaggiare” le opere della quarta edizione del festival. E tra queste, come era già accaduto in passato, stiamo trovando molti degli spunti più sapidi e interessanti nella sezione più libera e fuori dagli schemi, “Experimental”.
Proprio in “Experimental” abbiamo trovato Maestro di Manas Sirakanyan: studi di cinema in terra russa e per la precisione a San Pietroburgo, per questo film-maker la cui audacia ci ha colpito sia sul piano figurativo che per le ardite contaminazioni musicali.
Due minuti e poco più di genialità pura costituiscono Maestro. Nelle battute iniziali vediamo l’artista Dmitry Kolokolnikov, vestito elegantemente e “incorniciato” con grazia dalla fotografia di Maxim Schwartzkopf, accingersi – almeno in apparenza – ad eseguire al piano l’impegnativo Preludio in do diesis minore del grande Sergej Vasil’evič Rachmaninov, all’interno di una sala concerti gremita.
Volo pindarico quanto mai immaginifico, la performance dell’artista si trasforma assieme alla musica stessa: remixato da K. Bredis in chiave sfacciatamente hip hop (sulla falsariga dello spettacolo di danza “Accents”), il celebre brano diventa il pretesto per momenti di break dance e altri magnetici movimenti, in cui a tratti il già menzionato Kolokolnikov riproduce anche, con un fare modi fluido e accattivante, la gestualità di un pianista classico. Tutto impreziosito da una regia e da un montaggio, notevole qui la mano di Manas Sirakanyan, capace di trovare nelle immagini la “punteggiatura” giusta per questa incredibile performance, la cui natura ibrida incanta lo sguardo inebriando lo spettatore attraverso ritmiche inedite e trascinanti.
Stefano Coccia