Il tema della fidanzata-robot assume i toni grotteschi della dark comedy
In un imprecisato ma non lontano futuro, Josh (Jack Quaid) sta andando a trascorrere il fine settimana in un isolato villino fra i boschi, dove lo aspettano i suoi amici. Con lui c’è Iris (Sophie Thatcher), la sua fidanzata, innamoratissima e ansiosa di fare bella figura con tutti. Ad accoglierli c’è Kat (Megan Suri), che non sembra avere troppa simpatia per Iris, poi ci sono Eli (Harvey Guillén) con il suo compagno Patrick (Lukas Gage) e, infine, c’è il ricco e sfrontato padrone di casa Sergey (Rupert Friend). Quest’ultimo è un russo dall’aria poco raccomandabile e che non sembra farsi troppi scrupoli per avere sempre tutto ciò che vuole, inclusa Kat la quale infatti ne è la servizievole amante, nonostante l’uomo sia sposato, e che obbedisce a bacchetta a qualsiasi desiderio di Sergey in cambio della bella vita che costui le permette di fare.
Una strana comitiva di persone che nonostante la piacevole serata e la deliziosa cena preparata da Patrick, sembra celare qualcosa di sinistro. Ben presto Sergey mette gli occhi anche sulla bella Iris che, però, reagisce in modo totalmente imprevisto alle sgradevoli attenzioni del russo. E’ una svolta drammatica anche perché l’intervento di Josh mette finalmente in chiaro una cosa: Iris non è realmente una donna, bensì un’androide, un prodotto da compagnia, un “companion bot” appunto, e teoricamente, non dovrebbe essere in grado di ribellarsi agli esseri umani. A meno di non aver hackerato la sua programmazione.
E’ solo l’inizio di una catena di eventi imprevisti che stanno per trasformare il tranquillo fine settimana in un infernale vortice di violenza.
In uscita il 30 gennaio, Companion è l’opera prima di Drew Hancock, qui regista e sceneggiatore, che dopo una lunga esperienza televisiva fa il suo esordio al cinema con un film che, pur partendo da un presupposto tutt’altro che nuovo, quello della “fidanzata-robot”, sviluppa una storia cupa, dai molteplici colpi di scena e dai dialoghi ben costruiti, senza tralasciare una buona dose di “dark humour”. Vicina a tratti alle tematiche e agli approcci visivi notati più volte nella serie-cult “Black Mirror”, la vicenda passa da ciò che pare una pellicola romantica all’essere un thriller, per poi diventare quasi uno “slasher movie”. Una salutare commistione di generi che tiene incollati allo schermo gli spettatori, ignari di quale nuovo, assurdo contrattempo stia per rovinare l’esistenza dei protagonisti. E sono proprio loro a far sembrare l’ingenua Iris la persona migliore fra tutte, pur non essendo realmente umana, poiché chi la circonda si rivela con ogni minuto che passa molto più che il candido personaggio che ci viene presentato all’inizio. E’ una gara di viltà, doppiogiochismo, menzogne e bassezze, una peggiore dell’altra, tanto da far sembrare il povero, bistrattato Sergey il meno ipocrita, nonostante la sua viscida, maschilista personalità.
I rimandi satirici a un certo numero di tematiche non mancano, prima fra tutte il desiderio di possedere e dominare una donna, incluso il suo corpo, fino ad arrivare al sogno proibito di poterla controllare con un telecomando in ogni suo aspetto. Ma proprio il controllo qui è un argomento che assume altre forme, meno tecnologiche e più legate a meccanismi sociali vecchi come il mondo: la capacità di un uomo di circondarsi di donne-oggetto grazie ai soldi, l’abilità tutta femminile di usare la propria sensualità e il fascino per ottenere ciò che si desidera e, in fondo, anche un più moderno concetto di amore sintetico incarnato (si fa per dire) non più da una persona dal pruriginoso profilo Instagram ma da un vero e proprio robot a nostra disposizione, forse unico modo per chi è socialmente fallito di poter vivere una relazione soddisfacente.
Sia chiaro, Companion è un film principalmente di intrattenimento e, ovviamente, non un trattato sociale da cui dobbiamo aspettarci una raffinata disamina degli eterni problemi che affliggono i rapporti di coppia. Le ispirazioni sono dunque apprezzabili, ma andarlo a vedere significa soprattutto seguire il bizzarro evolversi degli eventi, cercando di anticipare le mosse dei perfidi ospiti della casa, scegliendo per chi fare il tifo mentre si gusta l’azzeccatissima colonna sonora.
Forse non a tutti piace il salace umorismo che punteggia costantemente i momenti più grotteschi del film, ma si tratta perlomeno di una piacevole pausa dal noioso e conformista panorama.
Massimo Brigandì