Bussano alla porta del Bosco marforiano
Vincitore dell’Anello d’Oro per il Miglior Lungometraggio alla XXI edizione del Ravenna Nightmare Film Fest, lo statunitense Come Home, opera prima come registe di Nicole Pursell e Caitlin Zoz, intriga per le atmosfere inquietanti, coadiuvate da una splendida fotografia (Bill Keller) ed una colonna sonora potente (Kat Vokes).
Ike e Mel (quest’ultima interpretata dalla stessa regista Caitlin Zoz) decidono di lasciare New York per trasferirsi nella vecchia casa di famiglia di lei, immersa nella natura selvaggia dei monti Adirondack; con loro, la coppia di amici Arjun e Taylor, alla ricerca di tranquillità dalla Grande Mela. Ma sui boschi circostanti aleggia una vecchia leggenda di spiriti intrappolati. La storia di una donna, la Dama del Lago, suicidatasi dopo aver atteso a lungo, invano, il ritorno del marito dall’oscurità del bosco, è l’origine di quella di coppie perdutesi successivamente nello stesso bosco, condannate a cercarsi senza mai trovarsi, mentre uccelli si schiantano sulla porta di casa e serpenti piovono nelle piccole barche al centro del lago. I quattro amici si perderanno gradualmente tra sogno e realtà, rimanendo intrappolati anch’essi in quella che è molto più di una antica favola.
Panoramiche affascinanti della natura circostante, lussureggiante di alberi, montagne, acqua, segnano il tempo tra un accadimento e l’altro, mentre la storia si inanella tra la casa di Mel, una casa misteriosa, la sponda del lago e la profondità del bosco. L’arrivo nella casa isolata rimanda al recente film di Shyamalan Bussano alla porta, portando lo spettatore ad aspettarsi qualcuno che arrivi, inaspettato, a sconvolgere la vita delle due coppie; ma la casa è in realtà il luogo sicuro, mentre il fulcro della paura è negli abissi oscuri del bosco, che riporta alla memoria il cult Il bosco 1 di Andrea Marfori. Atmosfere inquietanti, strani incontri, minacciose presenze più intuite che viste, danno a Come Home un’aura di orrorifico terrore senza esplicitarsi completamente; la paura aleggia ma non si estrinseca in scene manifeste, rimanendo sottopelle, per certo verso irrisolta. Molti sono i tratti interessanti, le idee messe in campo da un plot stuzzicante e protagonisti stimolanti; una buona opera prima registica, pur se a tratti ingenua nella narrazione, che resta sospesa nel tempo e nello spazio. Un thriller psicologico più che un horror, con riferimenti degni di nota che si incastonano in un’idea, se non proprio originale, quantomeno seducente.
Michela Aloisi