Possible Worlds
A Trieste, durante l’ultimissima edizione di Science + Fiction, il film dell’americano James Ward Byrkit ha ottenuto il plauso degli spettatori più esigenti, portandosi anche a casa un riconoscimento importante: il Premio Wonderland. Assegnato da una giuria particolarmente raffinata e qualificata, come quella composta dai curatori del magazine di Rai 4, il premio per Coherence è indicativo di un certo modo di guardare alla fantascienza, che intende evidenziarne gli esiti più maturi e stimolanti sul piano intellettuale, oltre che forieri di un valido intrattenimento. Nel caso di riconoscimenti assegnati con tale spirito, può valere la pena di partire proprio dalla motivazione: “Un film di fantascienza adulta che unisce, sullo sfondo del passaggio di una cometa, un’ispirazione bergmaniana con l’ultima frontiera delle leggi della fisica, aprendo una finestra sul mondo della meccanica quantistica. L’autore, alla sua opera prima, riesce – anche grazie ad un gruppo di straordinari attori – nella difficile impresa di fondere la novità di una tematica alta e un risultato pienamente godibile e avvincente”.
La descrizione appena proposta dice già molto. Coherence si inserisce d’autorità in un filone della science fiction cinematografica e letteraria, che ama giocare coi paradossi temporali, lavorando su ipotesi di mondi paralleli, teorie quantistiche, ed altre infrazioni a quanto stabilito dal senso comune. La realtà conosciuta si biforca e cominciano a comparire svariati “possible worlds”. Sul fronte della narrativa fantascientifica tornano quindi alla memoria, sebbene fossero connotati da una più mordace e sfrontata ironia, i racconti brevi di Fredric Brown, prolifico scrittore statunitense. Mentre a livello cinematografico è ancora forte in noi il ricordo di Possible worlds (tema presente qui già dal titolo), gioiellino visionario ed esistenzialista firmato dal canadese Robert Lepage.
Tornando a Coherence, vi è da lodare in primo luogo la maturità di scrittura raggiunta da James Ward Byrkit (coadiuvato per lo script dal sodale Alex Manugian), già noto per essere stato tra gli sceneggiatori di Rango. Nel delineare i singoli caratteri e i delicati rapporti interpersonali, con cui viene connotato un gruppetto di amici riunito a cena, si percepiscono le atmosfere spesse di un kammerspiel ben calibrato, in cui farà presto irruzione il fantastico. Una serie di strani fenomeni, da ricollegare al passaggio di una cometa, farà sì che i protagonisti si ritrovino isolati dal mondo esterno, a contatto con strane e inquietanti presenze. Quelle stesse presenze, una volta definite, renderanno chiaro che l’alterazione dello spazio-tempo circostante sta creando una serie di doppi, sia delle persone che del luogo fisico in cui si trovano, col serio e angosciante rischio che le esistenze dei protagonisti vadano a perdersi in un mare di vite parallele, allontanandosi dal piano di realtà da cui erano partite.
Il tentativo di spiegare la trama, difficile di per sé, rende in ogni caso l’idea di quanto possa risultare labirintico il plot. Merito dell’autore è innanzitutto quello di aver tenuto le redini di una storia complessa, spingendo la suspance interna al racconto in una direzione che, gettata un po’ di luce sui misteriosi accadimenti, ne preservasse coerenza logica e credibilità di fondo. Il conseguimento di tale risultato è stato poi reso più agevole dalla straordinaria compattezza del cast: molto bravi gli attori, il cui affiatamento ha saputo rendere un film come Coherence, solido nelle sue coordinate scientifico/filosofiche, coinvolgente anche sul piano emotivo.
Stefano Coccia