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Cardinal – La stagione delle mosche

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VOTO: 7

In quel ramo del lago Ontario (rosso sangue)

Per vedere Cardinal – La stagione delle mosche, seconda parte della pluripremiata serie thriller canadese diretta da Jeff Renfroe e tratta dal terzo romanzo (“Blackfly Season”) della saga letteraria “John Cardinal Mysteries” di Giles Blunt, il pubblico italiano dovrà attendere sino al 15 gennaio 2019, quando la pilota sbarcherà in prima serata su LaEffe (canale 135 di Sky). Nel frattempo, per ingannare l’attesa, chi era presente alla 28esima edizione del Noir in Festival ha potuto gustarsi un piccolo assaggio con l’anteprima di due dei sei episodi complessivi. Episodi, questi, che sono stati sufficienti a mostrare la tantissima carne al fuoco (forse troppa) messa sulla graticola dagli autori. Ovviamente non ne riveleremo gli sviluppi per non spoilerare e rovinare la futura fruizione, ma sappiate che nella linea mistery con la quale vi confronterete c’è davvero di tutto e di più in un magma che chiama in causa mali terreni e non. Il resto è top secret.

Tra le più riuscite e apprezzate degli ultimi anni, vincitrice di sei Canadian Screen Awards, la serie segue le vicende del tormentato detective John Cardinal, interpretato da Billy Campbell – nominato ai prossimi Premi Emmy come miglior attore per questo ruolo – e della partner Lise Delorme, impegnati a svolgere delle indagini nell’immaginaria città di Algonquin Bay nell’Ontario settentrionale. Nella prima stagione, ispirata al romanzo “Forty Words for Sorrow” e ambientata in un gelido inverno, John e Lise hanno indagato sull’efferato omicidio di una tredicenne ritrovata congelata e seviziata su un’isola abbandonata. Tutto lascia pensare a un serial killer e, mentre inizia una disperata caccia all’uomo, John ignora che anche lui è oggetto di un’indagine per un presunto coinvolgimento in un caso di corruzione.

In La stagione delle mosche ritroviamo Cardinal fare conti con alcune ferite del passato non ancora cicatrizzate, che non riguardano solo lui ma anche la moglie e la figlia. Temporalmente, la seconda stagione riprende le vicende dei due protagonisti diversi mesi dopo il finale della prima. È inizio estate a Algonquin Bay, tutto sembra andare bene per John e Lise, l’indagine sul primo lo ha scagionato completamente e anche la vita famigliare sembra più serena. Finché la calma è interrotta dall’arrivo di una vittima di arma da fuoco. La pallottola che l’ha colpita alla testa ha lasciato “Red”, come è soprannominata la ragazza per il colore dei suoi capelli, con una strana assenza di emozioni e una totale amnesia. Anche dopo un intervento chirurgico d’urgenza per rimuovere il proiettile, Red non ricorda chi è né tantomeno chi ha tentato di ucciderla. John e Lise devono lavorare per identificare la giovane donna prima che l’aggressore colpisca di nuovo, ma quando scoprono una serie di omicidi inquietanti e ritualistici che potrebbero essere connessi con la vittima, capiscono che quello che stanno cercando è molto più contorto e pericoloso di quanto immaginassero.

Il vantaggio di non avere più a che fare con la prima stagione è quello di non dovere impiegare parte degli episodi iniziali per presentare personaggi principali, caratteristiche della serie, mood e ambientazioni. Di conseguenza, salvo qualche richiamo necessario per ricucire i fili interrotti Renfroe e gli autori sono potuti partire in media res, facendo ricorso solo a qualche preliminare per rinfrescare la memoria. Ciononostante, il tutto è stato concepito per fare in modo che anche lo spettatore completamente a digiuno potesse entrare senza particolari problemi in contatto con la la nuova stagione. In effetti, eccetto remainder qua e là, l’ingresso nel mondo di Cardinal non presenta particolari ostacoli. L’identikit del personaggio principale e gli elementi fondanti della serie, infatti, sono comuni e già collaudati, quanto basta per rendere il plot facilmente accessibile.

La stagione delle mosche riesce sin dalla pilota a coinvolgere il pubblico e si sa quanto questo sia importante per non perdersi per strada spettatori. L‘incipit con la corsa disperata di “Red” tra i boschi prima che questa venga raggiunta da un proiettile alla nuca sparato chissà da dove e chissà da chi annuncia che un pizzico d’azione nell’architettura thriller non mancherà di palesarsi. Il resto lo rimandiamo alla visione, con un continuo rilancio e cambi di fronte che genera la giusta tensione che al momento di implodere sullo schermo, puntualmente come accade nella serialità, in prossimità della fine dell’episodio di turno interrompe il coito sul più bello. Ma questo fa parte del gioco. Da segnalare la performance di Alex Paxton-Beesley nei panni di “Red”, un personaggio difficile da gestire ma al quale l’attrice canadese riesce a dare una grande forza e la giusta intensità. Apparsa in moltissimi prodotti per il piccolo schermo speriamo di vederla quanto prima impegnata al cinema, perché a nostro avviso non ha avuto lì lo spazio che meriterebbe. Vedere per credere.

Francesco Del Grosso

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