Home Festival Berlino Blue Moon

Blue Moon

37
0
VOTO: 9

“Ubriaco di bellezza”

Quando leggiamo il titolo Blue Moon, scelto dal celebre regista statunitense Richard Linklater per il suo ultimo lungometraggio – presentato in corsa per l’Orso d’Oro alla 75° edizione del Festival di Berlino – non può non venirci in mente l’ormai celeberrima, omonima canzone firmata Rodgers & Hart, realizzata nel 1934. E, di fatto, è proprio a tale brano che il cineasta si è ispirato per questa sua ultima opera, focalizzando la propria attenzione proprio sul personaggio del paroliere Lorenz Hart (1895 – 1943) e su una serata in particolare che grande importanza ha avuto nel corso della sua vita e della sua carriera.

Il presente Blue Moon, infatti, è ambientato proprio la sera del 31 marzo 1943, quando stava avendo luogo la prima del musical Oklahoma!, realizzato da Richard Rodgers (impersonato da Andrew Scott) insieme a Oscar Hammerstein II (Simon Delaney), prima che entrambi diventassero ufficialmente l’affermato due Rodgers & Hammerstein. Durante tale serata, dunque, presso il Bar Sardi si trova proprio Lorenz Hart (uno straordinario Ethan Hawke), sempre alle prese con i suoi problemi con l’alcool e tormentato dai sentimenti amorosi nei confronti della giovane studentessa Elizabeth Weiland (Margaret Qualley), di parecchi anni più giovane di lui e che non si sa nemmeno se ricambi o meno i suoi sentimenti.
E così, dunque, vediamo come in Blue Moon Richard Linklater abbia nuovamente giocato con il concetto del tempo (a lui da sempre tanto caro), scegliendo di far svolgere il suo lungometraggio in un’unica serata e rendendo, come sovente è accaduto nel suo cinema, i dialoghi i veri, grandi protagonisti. Lorenz Hart è, come egli stesso si definisce, “ubriaco di bellezza”. Non importa, dunque, se egli, in passato, è stato attratto anche da uomini: il suo incommensurabile amore, la sua venerazione per “l’insostituibile Elizabeth” sembra più forte di qualsiasi altra cosa. A fargli da preziosi confidenti: il barista Eddie (Bobby Cannavale) e lo scrittore e saggista E. B. White (Patrick Kennedy).
Il risultato finale, dunque, sono circa cento minuti di riflessioni sull’amore, sull’arte (e sul fare arte) e, più in generale, sulla vita. Cento minuti che scivolano via come un sorso d’acqua fresca e che lasciano lo spettatore incollato allo schermo dall’inizio alla fine, grazie non soltanto a una sceneggiatura di ferro e priva di sbavature e a un cast di tutto rispetto, ma anche alla particolare arguzia e all’umorismo dello stesso Linklater, che per realizzare questo suo importante lavoro si è ispirato direttamente alla corrispondenza tra Hart ed Elizabeth Weiland.

Non a caso, dunque, Blue Moon era uno dei film più attesi di questa Berlinale 2025. Richard Linklater, ancora una volta, ha saputo dare prova del suo genio regalandoci uno sguardo privilegiato sulla vita di uno dei più celebri parolieri del mondo, in una sera che avrebbe cambiato per sempre non soltanto la sua vita, ma anche, in un certo senso, la storia del musical americano. Cosa resterà, dunque, al termine della serata, quando tutti saranno andati a festeggiare altrove e le luci del bar si saranno spente? Alcune foto appese alla parete sono preziosi testimoni di chi ha fatto la storia. E, nel frattempo, un profondo senso di malinconia pian piano si trasforma in vera e propria riverenza nei confronti di chi ha ricevuto il prezioso dono di poter fare arte.

Marina Pavido

Articolo precedenteThe Message
Articolo successivoMother’s Baby

Lascia un commento

Please enter your comment!
Please enter your name here

diciotto − 17 =