L’immagine della perfezione
Si vociferava da tempo di un lungometraggio su Barbie, infatti, la notizia è stata confermata l’anno scorso e che a dirigerlo era Greta Gerwig (Lady Bird, Piccole donne), mentre a dare anima e corpo a due personaggi iconici come Barbie e Ken, Margot Robbie e Ryan Gosling. Ed ecco in uscita nei cinema italiani il 20 luglio, Barbie, il terzo lungometraggio diretto dalla Gerwig, prodotto da Warner Bros e Mattel.
Barbie (Margot Robbie) decide di fare una capatina nel mondo degli umani. Ci sono parecchie cose da modificare che alla nostra eroina bionda proprio non piacciono. Sarà proprio questa esperienza a cambiare il punto di vista di Barbie verso gli altri, ma soprattutto verso se stessa.
Partiamo subito con l’elogiare la bellezza e la bravura di Margot Robbie. L’attrice australiana si rivela una scelta perfetta per incarnare la bambola più conosciuta al mondo. Bionda, occhi azzurri, viso angelico e un fisico da modella, non poteva che essere lei Barbie. Ma è soprattutto la regia di Greta Gerwig a colpirci, ricordiamoci che il suo immenso talento lo avevamo già intuito in Lady Bird (2017), la sua opera d’esordio. Confermato anche in Piccole donne (2019), ennesimo adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Louisa May Alcott. Ogni singola inquadratura è studiata nei minimi particolari, ma quello che è visibile agli occhi dello spettatore è la bravura di aver saputo ricreare l’intero mondo in cui Barbie vive insieme alla meravigliosa fotografia di Rodrigo Prieto. Ryan Gosling, capelli biondi, addominali e bicipiti scolpiti, riesce a non sfigurare davanti alla Robbie, anche perché il suo Ken vive solo delle attenzioni della sua Barbie.
Il viaggio che Barbie e Ken compiono nel mondo degli umani si rivela una realtà diversa da quella a cui erano abituati. Si può dire che da quest’esperienza ne usciranno completamente cambiati, pronti a stravolgere la vita che avevano condotto fino a poco prima. Quel che non riusciamo a capire è perché questa scelta di condurre Ken e Barbie nel mondo degli umani e non soffermarsi sul meraviglioso mondo di Barbieland? C’era bisogno di tutto questo? La sceneggiatura scritta dalla stessa Gerwig insieme al marito Noah Baumbach si sofferma sulla crisi esistenziale di Barbie, senza mai addentrarsi in profondità. Il viaggio nel mondo degli umani appare fuori dalle righe, mentre avrebbe avuto un senso basare la storia sul rapporto di Barbie con gli altri personaggi di Barbieland. Lì il femminismo è al centro di tutto, totalmente l’opposto del mondo reale, stravolgendo il concetto di normalità.
Barbie si rivela un’opera a metà tra commedia romantica, melò e dramma esistenziale, in grado di farci riflettere sul concetto di perfezione e bellezza, una menzione va ai meravigliosi costumi di Jacqueline Durran, ma è soprattutto lancia un messaggio, quello di uscire fuori da qualsiasi convenzione sociale e di non restare mai e poi mai ingabbiati, ma di essere liberi di scegliere quel che realmente si vuole.
Giovanna Asia Savino