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As the Gods Will

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VOTO: 8

La matrioska di Miike

Selezione (in)naturale. Ripensando ai sadici giochi ideati da Takashi Miike, per attuare una cruenta scrematura tra gli studenti delle scuole superiori di mezzo mondo, quello condotto da una irridente matrioska (irridente anche per quell’ascendenza russa, che la pone in contrasto con molte altre figure riferibili alla tradizione nipponica) non solo presenta una connotazione particolarmente beffarda, ma può assurgere facilmente a simbolo degli immaginifici incastri, che una  poetica cinematografica così libera e spregiudicata riesce a mettere insieme. Il cinema stesso di Miike è in fondo una gigantesca matrioska. In As the Gods Will la componente ludica, arricchita da ampie dosi di salutare follia, sale decisamente in primo piano. Ma al suo interno vi si può rintracciare un po’ di tutto: da ridanciane speculazioni metafisiche all’annoiato disincanto dei più maturi studentelli giapponesi, da sottili crudeltà psicologiche a repentine regressioni infantili, da fantasiose invenzioni splatter a qualche riflessione non peregrina sul “Dark Side” della società giapponese. Pura anarchia cinematografica coniugata con l’impronta assai divertente della narrazione e con un occhio allo spaccato sociale di riferimento.

La scuola domina in questa sanguinolenta avventura. Per ragioni.apparentemente incomprensibili gli alunni di diversi istituti superiori vengono all’improvviso coinvolti in una serie di sadici giochi, che portano alla loro progressiva eliminazione. Specie nell’epoca di The Hunger Games una simile trovata non può passare sotto silenzio, ma sono tanti e di sicuro precedenti gli elementi dell’immaginario che, in tale circostanza, vengono messi in gioco. A partire dalle opere dello stesso Miike, il quale aveva probabilmente raggiunto l’apice con l’inaudita mattanza compiuta, ai danni dei propri studenti, dall’astutissimo e perverso insegnante protagonista de Il canone del male (Aku no kyôten, 2012). Ma il prototipo più significativo di questo ipotetico filone, molto presente anche nella cultura dei manga (da cui Miike ha attinto qui per l’ennesima volta), può essere rintracciato per ciò che concerne il cinema giapponese nel cult movie assoluto diretto da Kinji Fukasaku, ovvero Battle Royale (2000).

In tutti i casi citati e in  As the Gods Will con connotazioni, forse, persino più pessimiste e crepuscolari (celate ovviamente dietro l’ironia diffusa), è la parafrasi avveniristica e iper-violenta del sistema scolastico giapponese, già teso di suo a esasperare competitività e istinti per nulla solidali tra gli studenti, il vero nodo della questione. Nella serie di prove letali che cominciano in normali aule scolastiche per proseguire in palestra e terminare poi in labirintiche strutture di forma cubica, sospese nel cielo, Miike si riallaccia a esperienze cinematografiche del passato accentuandone la chiave ludica, in un modo che abbiamo trovato a dir poco irresistibile. Figure in genere rassicuranti della tradizione nipponica come la bambola Daruma, il conosciutissimo gatto della fortuna (maneki neko) e le bambole Kokeshi compaiono in rapida successione, ma sono foriere di morti atroci e assurde; al pari di altri riti dell’infanzia o dell’adolescenza, come il nascondino o il gioco della verità. C’è quindi qualcosa di davvero inquietante in questo peraltro gustosissimo splatter demenziale dalle fantasmagoriche ambientazioni, un qualcosa su cui fermarsi a riflettere almeno un po’.

Stefano Coccia

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