Piccolo ma letale
L’attesa è finalmente finita, quella di tutti coloro che da circa nove anni aspettavano trepidanti che Ant-Man facesse la sua comparsa sul grande schermo. Risale, infatti, al 2006 il primo tentativo di trasposizione cinematografica con protagonista il celebre eroe subatomico appartenente all’universo Marvel, nato dal genio di Stan Lee e Jack Kirby nel lontano 1962 sulle pagine di Tales to Asthonish Vol. 1 n° 27. Lunga e travagliata è stata la “gestazione” del progetto inizialmente affidato a Edgar Wright, almeno sino a quando le insanabili divergenze creative sorte durante la preparazione hanno spinto il regista britannico a cedere in via definitiva il testimone al collega Peyton Reed nel 2014. Un reminder sul perché di cotanta attesa era d’obbligo per comprendere appieno i motivi di tante difficoltà, ma adesso è giunto il momento di godere delle spettacolari e divertentissime avventure del supereroe miniaturizzato, il più piccolo nella storia dei fumetti. L’ora X per il pubblico nostrano scatta il 12 agosto, a un mese circa dalla deludente uscita a stelle e strisce che ha registrato il secondo più basso esordio per un film targato Marvel dopo L’incredibile Hulk. In tal senso, viene da pensare che il destino cinematografico sia direttamente proporzionale ai poteri di cui dispone l’eroe, ma solo dopo averlo visto in azione potrete rendervi conto del contrario. Per cui, se vi fidate almeno un po’ di noi non esitate a raggiungere la sala più vicina al luogo di villeggiatura dove “forse” state trascorrendo le vacanze estive per vedere Ant-Man, del quale consigliamo caldamente – data la stagione – la fruizione stereoscopica. Di conseguenza non lasciatevi scoraggiare dai numeri negativi registrati al box office e dalle dicerie provenienti da oltreoceano.
La pellicola diretta dal regista statunitense tesse i fili della trama alcuni mesi dopo i fatti al centro di Avengers: Age of Ultron, con il ladro Scott Lang chiamato a proteggere dalle mani del villain di turno la rivoluzionaria tecnologia creata dal suo mentore, il dottor Henry Pym, ossia una tuta in grado di rimpicciolire e al contempo accrescere la forza fisica di chi la indossa. Si diventa di fatto microscopici come una formica e si è in grado di comandare un esercito di insetti. Sono questi i poteri di cui dispone Ant-Man e vi possiamo garantire che non sono da poco.
Reed spinge il piede sull’acceleratore soprattutto quando in ballo c’è la componente spettacolare e non a caso quest’ultima è senza alcun dubbio il piatto forte dell’intero menù. Il 3D alza il tasso e accompagna perfettamente il passaggio dalla dimensione reale a quella subatomica, la stessa che in passato lo spettatore ha potuto esplorare in film come Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi, Salto nel buio o Viaggio allucinante. L’in and out dal macro al micro mondo proietta sullo schermo scene da gustare con gli occhi, tridimensionalmente pirotecniche e veloci quanto a ritmo di esecuzione, ma non adrenaliniche quanto avrebbero dovuto essere. Questo perché il regista, proprio assecondando il tono dato all’inizio dal duo autore del soggetto Wright-Cornish, che poi è quello che caratterizza il dna originale della matrice fumettistica, ha deciso di permeare l’azione di ironia, costruendola proprio su situazioni per lo più divertenti e spavalde. Scene come la prima trasformazione di Lang con tanto di tour nella vasca da bagno, l’addestramento nel formicaio o i combattimenti nella valigetta e sul trenino in corsa tra il protagonista e il temuto Calabrone, senza dimenticare quello contro Falcon nel quartier generale degli Avengers, vanno proprio in quella direzione, poiché accompagnate da battute al fil di cotone. Il mix funziona, ma non sempre è sufficiente a tenere l’asticella dell’intrattenimento allo stesso livello. Forse tale scelta non è andata a genio ai fan del fumetto, altrimenti non si spiegherebbe l’insuccesso al botteghino e la cattiva pubblicità piovuta sulla pellicola. Altro non ci viene in mente per giustificare un simile risultato negli Stati Uniti, anche perché quella di puntare su uno humour tagliente è diventata una tendenza del filone. E quello proposto in Ant-Man non è di certo da quattro soldi.
La pellicola di Reed è, a nostro avviso, un cine-comic riuscito, non fra i migliori partoriti dalla fucina Marvel Studios, ma non di certo inferiore a progetti scadenti come l’abominevole Daredevil di Mark Steven Johnson. Il che fa pensare a cosa sarebbe stato se a firmare la regia fosse stata la prima scelta, quel Edgar Wright che con il suo talento strabordante ha dato luce ad action-comedy folli come L’alba dei morti dementi o Hot Fuzz. Ma il pensare a ciò che sarebbe stato non serve a nulla, anche perché il risultato portato a casa dal sostituto designato è in termini di resa più che discreto. Resta però la curiosità e quella purtroppo non ce la toglierà mai nessuno.
Francesco Del Grosso