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Andrà tutto bene

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VOTO: 6

Privata pandemia

Marzo 2020. Michele si separa dalla sua ragazza ed è perciò costretto a cercare un’altra sistemazione. La trova – a termine – dal quarantenne Samuele, conoscenza indiretta. Il quale ospita, come coinquilina, la giovane e avvenente Aniko, di origine ungherese. Una volta arrivato a destinazione Michele ascolta l’ex premier Giuseppe Conte annunciare dagli schermi televisivi l’instaurazione del lockdown teso a contenere il numero dei contagi da covid19. Il che significa convivenza forzata per lo strano e variegato terzetto.
Per la sua opera prima, dal titolo Andrà tutto bene, Alessio Gonnella chiude i suoi personaggi tra le classiche quattro mura. Esempio di cinema nostrano a corto di quattrini e di idee? Non esattamente. Poiché il tentativo di Gonnella – anche sceneggiatore – sarebbe quello di girare il tipico lungometraggio generazionale, con l’obiettivo di tracciare una riga su una gioventù impaurita da ciò che succede all’esterno, nell’ambito di una società sempre più incomprensibile e non solo per il virus circolante. Il risultato viaggia però a corrente molto alternata. Se funziona, almeno in buona parte, la “messa a nudo” psicologica dei personaggi – a cui se se ne aggiungeranno altri nel corso dei 75 minuti di durata – convince meno l’aura di compatimento che circonda gli stessi, in cui anche l’ironia, presente in dosi massicce, appare più come captatio benevolontiae allo scopo di guadagnare la simpatia dello spettatore che sferzante satira nei confronti di una generazione paralizzata all’idea di uscire dal limbo. Sin troppo esemplare e simbolica, allora, la paura di Michele di dormire da solo, mentre l’attrazione fisica verso Aniko, peraltro ricambiata, non si concretizza mai in un rapporto completo proprio per il timore di ulteriori delusioni sentimentali. Ecco allora che il famigerato lockdown diviene metafora di una situazione comportamentale all’insegna del “vorrei ma non posso”: l’appartamento come ultimo rifugio conosciuto al fine di evitare quelle sofferenze che sono parte connaturata di qualsivoglia esistenza.
Di Andrà tutto bene – opera prima presentata in competizione al RIFF – Rome Independent Film Festival 2023 – si apprezzano le intenzioni, in primo luogo quella di mettere in scena l’enorme difficoltà giovanile di adattarsi ad un mondo in cui il cognome conta più di qualsiasi altro fattore e la precarietà è divenuta ragione di vita; purtroppo Gonnella non riesce ad evitare quel didascalismo di fondo che, forse, vorrebbe universalizzare il messaggio per rendersi comprensibile ad ogni tipo di pubblico. Penalizzando però non poco il significato occulto dello stesso lungometraggio, annacquato di simpatia fino ed anzi un pochino oltre le soglie del tollerabile.
Ci saranno senz’altro altre occasioni, di realizzare un’opera autenticamente compiuta per Gonnella…

Daniele De Angelis

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