La ‘chiave’ per vivere
Ci si interroga spesso sul ‘manuale di istruzioni’, lo si vorrebbe trovare sul come essere genitori, ancor prima su come stare al mondo e, forse, ancor più su come affrontare un importante problema di salute. L’arte spesso ha provato e prova a immaginare delle possibilità e Actos por partes diretto da Sergio Milán (anche sceneggiatore e montatore) va proprio in questa direzione.
Lo spettatore conosce subito Marta (Marta Casado, un’atleta e studentessa di giornalismo alla quale all’età di 14 anni hanno diagnosticato un’osteosarcoma osseo, una forma di cancro alle ossa) e dopo l’inquadratura si sposta sul medico (Javier Laorden). S’intuisce immediatamente che si tratta della ricaduta di un cancro. Non c’è giudizio nella scrittura così come non traspare dall’obiettivo della macchina da presa, anzi si empatizza con la ragazza, che, stanca di questo peso, sembra indirizzata ad arrendersi. Qui entra in campo una risorsa che, in una società spesso di somma di solitudini, sottovalutiamo: gli altri. Per aiutarla nella decisione che Marta deve prendere in poco tempo, il suo medico sceglie di raccontarle tre storie di altrettanti malati oncologici: Sergio (lo stesso Milán) e il surreale inizio dei trattamenti dopo la diagnosi; Olga (Sara Escudero) e la sua odissea nel bel mezzo del trattamento e, infine, la storia di Juan (Pepe Viyuela), un suo caro amico, che non ha mai perso la voglia di divertirsi e far divertire. Tre vicende piene di inaspettato umorismo, che si intrecciano tra loro, strappando sorrisi. Non è mai semplice trovare il modo per ‘esorcizzare’ la malattia e rialzarsi, questa produzione breve (forte anche del ritmo e del montaggio, oltre che di interpreti che sanno cavalcare l’onda di un registro sempre rispettoso) ci riesce mutando l’approccio della protagonista e facendo desiderare a chi vede il corto di saper mettere in campo la giusta dose di ironia, qualora dovesse essere il caso.
«L’idea narrativa del film nasce da quattro storie vere, a partire dalla mia», ha spiegato Milán nelle note di regia. «Ogni volta che qualcuno mi chiedeva di condividere la mia esperienza di malato oncologico con i loro cari a cui era stato appena diagnosticato un cancro, raccontavo sempre l’aneddoto di mia madre e del barattolo di sperma. Vedevo cambiare lo sguardo di quella persona, come se avesse perso la paura di quel breve istante e si fosse concessa di sorridere. In seguito ho capito che la mia storia, in qualche modo, portava reali benefici a chi la ascoltava. Per questo ho deciso di trasporla in film e integrarla con altre storie altrettanto divertenti, per formare un puzzle che potesse comprendere il maggior numero situazioni nel percorso di convivenza con il cancro. Tutte hanno lo stesso fattore in comune: l’umorismo, visto come ancora di salvezza. Lo scopo del cortometraggio, nel suo piccolo, è di aiutare pazienti, accompagnatori, famiglie e persone che hanno perso i propri cari a causa di questa o di qualsiasi altra malattia, a ricordare i bei momenti invece che solo quelli bui. Sono consapevole che l’umorismo non possa essere l’arma con cui combattere il cancro, ma credo altresì che possa essere un ottimo scudo contro l’angoscia che questa malattia porta con sé». Colpisce come la metà della troupe, sia artistica che tecnica, aveva avuto o stava addirittura soffrendo di cancro durante le riprese. Questa consapevolezza rende tutto più tangibile – nonostante si tratti di un corto di finzione – perché hanno attraversato ciò che stavano rappresentando.
Non mancano momenti in cui bastano gli sguardi e non servono parole.
Alla VII edizione del Pop Corn Festival, Actos por partes è stato insignito del prestigioso Premio Raffaella Carrà (assegnato al corto con l’idea più originale) «per aver sostenuto e raccontato con estrema originalità ciò che la vita di brutto ci offre, affinché, cambiando punto di vista, riusciremo a prenderci gioco di lei». Inoltre sarà proiettato al Sudestival, il Festival del Cinema della città di Monopoli con il quale il Pop Corn Festival è gemellato.
Maria Lucia Tangorra