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The Black reCat

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VOTO: 7,5

La vendetta di Plutone

Se c’è uno scrittore che con le sue opere ha influenzato e alimentato l’immaginario orrorifico e non solo degli sceneggiatori e dei registi di tutto il mondo, quel qualcuno è proprio Edgar Allan Poe. Dalle pagine da lui firmate nel corso di una tormentata esistenza terrena, gran parte della quale segnata da problemi finanziari e personali, dall’abuso di alcolici e di sostanze stupefacenti, oltre che dall’incomprensione del pubblico e della critica dell’epoca, sono nate pellicole e serie che più o meno fedelmente hanno portato sul piccolo e grande schermo delle storie capaci di provocare nello spettatore di turno un mix di brividi, angoscia, terrore, inquietudine e stordimento.
Tra i racconti più cupi e profondamente turbanti dello scrittore statunitense c’è certamente Il gatto nero. Scritto nel 1843, il libro è stato oggetto di numerose trasposizioni o ne ha liberamente ispirate altrettante: la prima realizzata da Charles Kraus risale al 1920, alla quale ne sono seguite negli anni tante altre come ad esempio quelle di Roger Corman, Lucio Fulci, Stuart Gordon, George Romero e Dario Argento. Se ai film prodotti sino ad oggi alle diverse latitudini andiamo poi ad aggiungere anche i cortometraggi allora la lista va ulteriormente ad allargarsi. Tra le produzioni sulla breve distanza più recenti figura The Black reCat di Paolo Gaudio, che dopo un lungo e pluridecorato percorso nel circuito festivaliero internazionale ha fatto tappa nel concorso della settima edizione del Saturnia Film Festival.
La proiezione nella giornata conclusiva della kermesse toscana è stata l’occasione per recuperare finalmente lo short del regista calabrese, che proprio dal testo dello scrittore ha preso parzialmente spunto per un riuscitissimo adattamento animato in stop-motion. Il racconto per chi non lo sapesse narra le vicende di un uomo la cui vita va lentamente in pezzi. Tutto sembra apparentemente causato da un piccolo, innocente gatto nero, ma la verità è un’altra: va ricercata nella psiche instabile dell’essere umano. Nel caso di The Black reCat e dell’idea di Gaudio costui assume le sembianze di Poe, con lo scrittore che attraverso la suddetta tecnica animata nei movimenti e nelle espressioni dalla mano sicura e abile di Gianluca Maruotti diventa il protagonista della sua opera e destinatario della vendetta del gatto Plutone. Vendetta che si consuma nell’arco dei cinque minuti a disposizione che non mostrano la storia originale nella sua interezza, ma si concentra solamente sulle ultime fasi. Il cineasta di Cosenza rilegge a suo modo queste fasi, manipolandole e plasmandole sulla base delle proprie esigenze narrative e drammaturgiche, riuscendo a racchiuderle in maniera coerente e compiuta in un formato ridotto in grado di restituire comunque ed efficacemente il senso e le atmosfere della matrice letteraria.
Nei pochi giri di lancetta il cortometraggio esplora la corruzione mentale e la ormai perduta lucidità del protagonista, quella di un uomo colpevole, consumato dall’odio, dal rimorso e dal terrore che le sue azioni vengano scoperte, e tuttavia incapace di nasconderle fino in fondo. Il risultato è un intreccio senza soluzione di continuità tra psiche e realtà che si materializza sullo schermo sotto forma di un incubo ad occhi aperti che rende impossibile al protagonista e di riflesso allo spettatore individuare cosa sia vero e cosa falso, cosa sogna e cosa realtà. Bravissimo l’autore e rendere praticamente invisibile tale soglia.

Francesco Del Grosso

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