Il lato giusto degli “anta”
La vita è un girotondo. Composto di corsi e ricorsi dove proprio non è possibile fermarsi un attimo per lasciarsi andare. Questo sembra suggerire, con molta discrezione, l’opera seconda da regista dell’attrice Blandine Lenoir, fermamente intenzionata in 50 Primavere (il titolo originale è Aurore, dal nome di battesimo della protagonista) a dimostrare l’infondatezza di base della classica crisi femminile di mezza età.
In tutto e per tutto costruito a misura della performance attoriale dell’ottima Agnès Jaoui – che presto avremo il piacere di ritrovare come regista affiancata dal fido Jean-Pierre Bacri in sceneggiatura con Place publique – 50 Primavere è un’amabile ricognizione sul tempo che passa e sugli inevitabili cicli esistenziali che si susseguono. Un alternarsi continuo di piccoli smarrimenti e momenti di euforia, paure dovute all’incipiente invecchiamento ed emozioni scaturite dalle esperienze tramandate agli eredi. Senza contare che i vecchi amori di un tempo, fiamme sempre accese nonostante gli anni trascorsi, possono sempre tornare a farsi vive. Questo ed altro contiene il film di Blandine Lenoir, con qualche strizzatina d’occhio magari un po’ superflua atta ad accattivarsi il sorriso del pubblico ma pure qualche buon consiglio su come affrontare le fasi di un’esistenza che all’apparenza potrebbe sembrare insoddisfacente ed invece in realtà sta a chiunque riempirla di cose, siano esse belle o meno gratificanti. Esempio lampante di tale visione è per l’appunto il personaggio di Aurore, cinquantenne che vive con disagio il suo mezzo secolo di vita, annesso alle relative conseguenze fisiologiche tipo menopausa in arrivo. Si licenzia dal lavoro in un ristorante diretto dal nuovo proprietario, tanto cialtrone da affibbiare nomi d’arte al personale femminile. Osserva ammirata l’irrefrenabile spirito d’iniziativa della volitiva e salace amica Mano e reagisce non benissimo alla notizia della gravidanza della sua primogenita, poco più che ventenne.
Il pregio più evidente di 50 Primavere è quello di non inseguire certezze scolpite nella pietra che possono solo causare ulteriori problemi, ma al contrario consigliare di tenere salda la rotta abbandonandosi al piacere della corrente di un fiume esistenziale capace di condurti sempre verso una qualche destinazione. Per tali motivi non sarebbe dunque del tutto appropriato definire il lungometraggio in questione una semplice commedia minimale al femminile: nella sostanza la Blandine Lenoir sceneggiatrice applica al testo cinematografico un discorso universale che lo rende perfettamente fruibile anche ad una platea maschile. Chiamata in causa direttamente, poiché 50 Primavere contiene anche un implicito invito a conoscere meglio se stessi nonché, ovviamente, il partner che ci si è eventualmente scelti per condividere il non semplice cammino nei sentieri della vita. E pazienza se quasi tutti i maschi descritti nel film non escono benissimo a livello di immagine: 50 Primavere, con un garbo pari alla sua sagacia, fa capire una volta per tutte attorno a quale identità sessuale l’intero universo giri, senza se e senza ma. Anche perché insicurezze e fragilità non sono affatto prerogative esclusive di Aurore, anzi; al contrario sono capaci di donare quell’umanità, tirando le somme di una teoria generalizzata, in grado di rendere le persone davvero tali. E di conseguenza farle sentire vive e realizzate a prescindere da fattori quali affermazione in campo professionale ed esibizione dello status quo.
Tutti motivi che renderanno 50 Primavere una visione piacevole durante le feste natalizie da trascorrere in compagnia del grande schermo.
Daniele De Angelis