Tredicenni alla riscossa: il punk è ancora vivo!
La retrospettiva dedicata allo svedese Lukas Moodysson, nella sezione Europe Now! della 42ma edizione del Bergamo Film Meeting, ha annoverato titoli più o meno noti; tra questi, ci ha particolarmente colpito We are the Best!, in cui l’autenticità e la vulnerabilità delle giovani protagoniste, lo smarrimento e la forza di Bobo e Klara, assumono carattere e valenza universale.
Rilevante che la sceneggiatura sia tratta da una graphic novel firmata dalla moglie del regista, Coco Moodysson; le due tredicenni hanno infatti i tratti tipici delle strips, stilizzate e sgraziate nei loro maglioni informi ma dall’occhio vivo ed il carattere vispo ed inarrestabile, che la mano registica rende assolutamente, realisticamente, vere. Bobo è, per certo verso, l’alter ego di Coco, giovane ribelle che vuole affermare la propria identità; ma questo è anche uno dei leitmotiv del cinema di Moodysson: ribellione e smarrimento, il bisogno di opporsi e combattere gli obblighi della comunità e di affermare la propria individualità contro le regole della società, in una sorta di dialettica continua tra il ribellarsi all’ordine costituito e formarne uno nuovo, tra individualità e collettività.
Siamo nel 1982, e Bobo e Klara sono appunto due giovani preadolescenti ribelli alla ricerca della propria identità: per loro il punk è il modello di vita cui aderire per affermare la propria voce ed esprimere se stesse. Portano i capelli corti in stile punk, vestono a modo loro, non socializzano con i compagni, che le prendono in giro per il loro modo di essere, hanno famiglie disfunzionali che hanno però il merito di non ostacolarle nelle proprie scelte. Genitori per certo verso disegnati come macchiette comiche, disastrati ed inaffidabili, dalla mamma single di Bobo alla ricerca del partner giusto al papà di Klara fissato con il flauto, che alle figlie non proibiscono nulla, sostenendole a priori. Quella di Bobo e Klara non è una ribellione adolescenziale contro di loro, ma piuttosto una ricerca di identità tipica di quella età. Non a caso, resta affascinata dal loro modo di essere, dal loro anticonformismo, la compagna di scuola, di poco più grande, Hedvig: brava musicista, nonostante incarni la tipica ragazzina vestita carina e con i biondi capelli lunghi, è a sua volta isolata dagli altri. Il loro sarà un sodalizio particolare, ma che gioverà a tutte e tre. Bobo e Klara, infatti, scoperta la possibilità di fare musica in una sala prove pubblica, si improvvisano duo punk, basso e batteria, per esprimere il proprio dissenso verso ciò che non va, a partire dall’odio verso lo sport e l’educazione fisica; si inventano musiciste senza conoscere una sola nota, e decidono allora di chiedere a Hedvig di unirsi a loro con la chitarra. Da lei impareranno le basi musicali, riuscendo a formare una vera band (ma non chiamatela girl band: in questo le giovani sono femministe senza saperlo), mentre Hedvig troverà il proprio modo di esprimere se stessa. Non tutto è rose e fiori; è l’età delle prime cotte, ma la rivalità per un ragazzo le spingerà a confrontarsi, a crescere, grazie anche alla saggezza di Hedvig, per ritrovarsi più forti ed unite di prima. Pronte a dichiarare al mondo, esibendosi come punk band in un piccolo festival arrangiato, il loro esserci e le proprie idee. E poco importa se sarà un successo o verranno cacciate dal palco. Il loro entusiasmo è fondamentale; e insita nel film di Moodysson è la speranza che la ribellione delle tre piccole punk non si esaurisca mai.
Michela Aloisi