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Vicky il Vichingo

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VOTO: 7

Giovane eroe vichingo

Sembrerebbe quasi che l’Era Vichinga stia per fare ritorno, considerando le storie che si stanno avvicendando sul piccolo e sul grande schermo. Questa vecchia/nuova fascinazione, a dire il vero, non sempre produce esisti qualitativamente così rilevanti. Basti pensare a I Vichinghi di Claudio Fäh. Il film d’azione uscito da poco nelle sale, tanto per dire, fatica anche solo a poter essere definito un onesto B-Movie. Al contrario la serie Vikings è, sul fronte epico e della ricostruzione storiografica, quanto di meglio la fiction televisiva abbia messo in mostra. Mancava forse l’animazione all’appello? Certo che no. Chi si è deliziato con Dragon Trainer e relativo sequel ha potuto constatare quanta insospettabile tenerezza venga sprigionata, dalla ritrovata coesione di Draghi e Vichinghi. Ma sull’onda di questa “riscoperta” un altro prodotto cinematografico per ragazzi si è ora affacciato nelle nostre sale. Ed è un peccato che la distribuzione stia avvenendo un po’ a macchia di leopardo. Parliamo ovviamente di Vicky il Vichingo – Il film: ovvero la versione live action del celebre cartone animato!

Facile oltretutto pensare che tale recupero, non accompagnato purtroppo da un adeguato piano distributivo, sia stato determinato proprio dalla presenza sempre più fitta, sullo schermo, di racconti aventi come protagonisti i Vichinghi. A riprova di ciò ci sarebbe il carattere alquanto tardivo di un simile “ripescaggio”: il peraltro godibilissimo film diretto dal bavarese Michael Herbig è datato addirittura 2009. Senza stare a interrogarci oltre su questi aspetti, diciamo subito che la visione dello spassoso e vivace lungometraggio ci ha rinfrancato non poco, facendo affiorare anche qualche sentimento nostalgico. Ciò non deve sorprendere. A livello di messa in scena tutto, in questo divertito omaggio, è concepito per richiamare da vicino la popolare serie animata, sia come caratterizzazione dei personaggi che per lo spirito picaresco, a tratti un po’ demenziale, delle loro avventure. Dal piccolo e intelligentissimo Vicky al più rude Alvar, suo padre e capo del villaggio, quasi tutti gli attori esibiscono un’impressionante somiglianza coi loro omologhi bidimensionali, somiglianza ottenuta anche attraverso un lavoro certosino sui costumi, le pettinature, gli accessori, le posture stesse. Il discorso appena fatto vale naturalmente per moltissimi dei personaggi secondari. E questo riuscito effetto amarcord può dirsi completato dal grazioso utilizzo della colonna sonora, con la vecchia sigla TV (quella che faceva “Ehi ehi Vicky, ehi Vicky ehi, giovane eroe vichingo”) ripetuta nei momenti più esaltanti di un racconto cinematografico ideato per intrattenere i più piccini, ma con l’indubbia capacità di coinvolgere anche quei ragazzi divenuti adulti, che tali personaggi se li ricordano con affetto.

Stefano Coccia

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