Tra letteratura e attualità
Arrivato alla sua terza edizione dopo il precedente incarico nel ’98, il direttore artistico Alberto Barbera deve fare ancora una volta i conti con il mercato cinematografico, con il budget, coi soliti problemi strutturali (per far fronte si è provveduto a un ampliamento in termini di posti della Sala Darsena) e coi “fantasmi” della gestione precedente.
Durante la conferenza stampa di presentazione della 71^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia svoltasi il 24 luglio a Roma, Barbera ha esposto la propria linea editoriale con la consapevolezza dei tempi e dei mezzi a disposizione, trasmettendo una certa sicurezza nelle scelte operate nonostante non siano mancate le frecciate su determinate assenze (vedi le defezioni di David Fincher e Paul Thomas Anderson che hanno preferito, coi rispettivi Gone Girl e Inherent Vice, il New York Film Festival).
Il punto è che, forse, in qualsiasi modo si operi, ci sarà sempre una parte scontenta del programma, ma il bilancio lo si potrà fare solo a visioni fatte e noi vi invitiamo a questo.
Dopo la vittoria tricolore dello scorso anno con Sacro G.R.A. di Gianfranco Rosi, anche quest’anno con The Look of Silence di Joshua Oppenheimer (un ritorno sui luoghi e sulle storie dello sconvolgente The Act of Killing) si rinnova la decisione di portare in concorso il documentario dopo pochi precedenti come Capitalism: A Love Story di Michael Moore nel 2009. L’apertura toccherà al regista messicano Alejandro González Iñárritu con Birdman, una pellicola che si annovera tra quelle che porteranno star e lustrini al Lido grazie alla presenza di Michael Keaton, Edward Norton, Emma Stone e Naomi Watts nel cast. Tra i 20 titoli in Concorso, di cui 19 in prima mondiale e uno in prima internazionale, troviamo una grande varietà di Paesi, dall’Iran (Tales di Rakhsan Banietemad) al Giappone (Nobi di Shinya Tsukamoto) e alla Cina (Red Amnesia di Xiaoshuai Wang) con una preminenza di produzioni statunitensi e francesi, oltre a coproduzioni fra cui spicca l’atteso Pasolini di Abel Ferrara. Nonostante le nazionalità diverse, le opere si incrociano idealmente accomunate ora dalla letteratura (vedi Loin des hommes di David Oelhoffen dal racconto di Camus e Il giovane favoloso di Mario Martone ispirato alla vita di Leopardi) ora dalla complessità dell’attualità (Sivas di Kaan Müjdec mette in scena la scottante questione del combattimento tra cani, Anime nere di Francesco Munzi – primo film italiano in concorso – traccia la parabola esistenziale di tre giovani figli dell’Aspromonte in un percorso in cui è d’obbligo sgarrare le regole e infine Good Kill di Andrew Niccol affronta l’uso dei droni in ambito militare – solo per citarne alcuni). Questi leitmotive percorrono anche le altre sezioni che compongono la Mostra, come se la realtà stessa, unita alla personalità di ogni cineasta, riuscisse a creare una propria coerenza anche nell’Arte.
L’apertura di Orizzonti con The President di Mohsen Makhmalbaf s’inserisce nell’ottica di una Mostra che vuole guardare al futuro senza dimenticare il passato e autori già molto affermati qual è il regista iraniano. Barbera ha sottolineato più volte come il Concorso Ufficiale e Orizzonti siano due facce della stessa medaglia, con quest’ultima che rispecchia ancor più concretamente l’idea insita nel l’accezione “mostra d’arte cinematografica” e non festival. Dal nome parlante, orizzonti appunto, intuiamo la missione di questa sezione che vedrà in competizione, tra gli altri, il ritorno dopo 7 anni di Franco Maresco con Belluscone, una storia siciliana e l’esordio alla regia di Michele Alhaique con Senza nessuna pietà, prodotto e interpretato da Pierfrancesco Favino; Cymbeline di Michael Almereyda dal testo di Shakespeare riambientato nel Bronx e l’ultima opera del regista coreano Hong Sang-soo, Hill of Freedom. Fuori concorso in Orizzonti troviamo un documentario, Io sto con la sposa, una produzione italo-palestinese, «molto politicamente scorretto» e realizzato grazie al crowdfunding.
Non potendo elencarvi tutti i diciassette titoli Fuori Concorso, ci permettiamo di segnalarvi il film collettivo Words with Gods che affronta il rapporto dell’uomo con le varie religioni; In the Basement, l’opera in cui Ulrich Seidl documenta il rapporto tra gli austriaci e i seminterrati; l’omaggio di Peter Bogdanovich alle grandi commedie di Lubitsch in She’s Funny That Way; il film d’animazione The Boxtrolls di Anthony Stacchi e Annable Graham e, tra gli italiani, Italy in a Day, l’edizione italiana, curata da Gabriele Salvatores, di un progetto di Ridley Scott e La trattativa, la docu-fiction di Sabina Guzzanti sulla trattativa stato-mafia.
Completano il programma i corti e Venezia Classici, una chicca in cui si possono recuperare, in versione restaurata, pietre miliari e perle rare del cinema mondiale, oltre all’opportunità di approfondire temi e figure della storia del cinema grazie ai documentari.
In un’altalena tra generazioni, non poteva mancare il rinnovarsi di Biennale College – Cinema con la presentazione dei tre lungometraggi selezionati, sviluppati e prodotti dal laboratorio di alta formazione aperto a tutti i giovani filmakers. Potremo quindi vedere Short Skin di Duccio Chiarini, il quale ha avuto finalmente la possibilità di realizzare l’opera prima dopo anni di studi ed esperienze in Italia e all’estero.
Si configura così una Mostra già molto intensa e tutta da scoprire a cui si aggiungono le rassegne autonome delle Giornate degli autori e della Settimana Internazionale della Critica. I Venice Days, promossi da Anec, aprono con One on One di Kim Ki-duk, per poi proseguire con autori come Laurent Cantet, Larry Clark, Ivano De Matteo, Felice Farina, Álex de la Iglesia, offrendo anche spunti di sperimentazione con la proiezione evento speciale The Lack dei Masbedo, un duo di video-artisti che affronta il tema della mancanza.
Se nella scorsa edizione della sezione della SIC aveva spopolato Zoran, il mio nipote scemo di Matteo Oleotto, a questo giro per l’Italia concorrerà con altri sei film (per la prima volta nella selezione dei film in concorso) un documentario: Dancing with Maria di Ivan Gergolet.
Chiudiamo questa carrellata veneziana con i Leoni d’oro alla carriera della 71^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, attribuiti alla storica montatrice di Martin Scorsese Thelma Schoonmaker e al regista e documentarista Frederick Wiseman.
Maria Lucia Tangorra