Ballo in maschera
Parafrasando Pirandello: tre personaggi in cerca d’identità. O meglio, per addentrarci in maniera più profonda nel cortometraggio Venere è un ragazzo, tre figure costrette dalla vita a dissimulare la propria natura, indossando una maschera simbolica e fittizia per meri scopi di una sopravvivenza che può essere sia psicologica che economica.
Il corto diretto dal regista pugliese Giuseppe Sciarra (classe 1983) colpisce subito per chiarezza di idee e capacità di delineare un nitido quadro narrativo nel suo quarto d’ora esatto di durata. La trama subisce quasi immediatamente una sorta di divaricazione tra realtà effettiva e grado di aspettativa dei personaggi messi in scena. Fattore, questo, che oltre a provocare una decisa empatia spettatoriale nei confronti del terzetto, aumenta in chi guarda la percezione di disagio per il palpabile dolore che i personaggi stessi provano. Michele, Emanuele e Ornella sono accomunati dalla impossibilità di esprimere loro stessi a causa delle schiaccianti convenzioni sociali. Omosessualità repressa, vendita del proprio corpo, travestitismo e incapacità di arrendersi al tempo che scorre li costringono ad un’esistenza inesorabilmente marchiata dall’ipocrisia. Ma quanto è elevato il grado di responsabilità personale piuttosto che di una società impietosa, in tali scelte forse obbligate? Sciarra – anche sceneggiatore del cortometraggio – non fornisce giustamente risposte sotto forma di giudizi morali. Osserva i fatti e legge nelle psiche ferite del trio quelli che potrebbero essere i rispettivi desideri per una vita migliore. La chiave di volta è sempre la stessa: essere accettati per ciò che si è veramente, in modo che l’eventuale sentimento amoroso possa fluire senza compromessi. Una “purezza” di pensiero che annulla a priori qualsiasi tentazione scandalistica, soprattutto nella chiacchierata sequenza iniziale in cui uno dei ragazzi si masturba, dopo un allenamento pugilistico (sport virile per eccellenza, tra l’altro), fantasticando di un rapporto sessuale con l’altro coetaneo, indossando nella nudità un crocefisso a mo’ di collanina come tanti altri.
Venere è un ragazzo – complice anche un suggestivo epilogo in discoteca, sulle note della bellissima “Two Men in Love” del gruppo inglese The Irrepressibles – finisce dunque con l’essere un’opera romanticamente straziante, nella propria, sincera, esposizione di una pulsione sentimentale irrealizzabile. Dove tutti cercano, con più o meno disperazione, una ricerca di senso senza però trovarla, proprio a causa della finzione che la società impone.
E se della lucidità della regia abbiamo già fatto cenno, vale la pena spendere qualche parola per le convincenti interpretazioni di Davide Crispino, Tiziano Mariani e Maria Tona, tutti estremamente coinvolti nei rispettivi ruoli come di rado capita di vedere in opere dalla breve durata.
Sotto quest’articolo i lettori potranno visionare ed eventualmente apprezzare il pluripremiato cortometraggio nella sua interezza, così da farsi un’opinione in merito. Anche se siamo ben consapevoli di quanto il gusto e la sensibilità siano materia alquanto soggettiva, modulata secondo i singoli individui, si fa veramente fatica a scorgere in Venere è un ragazzo i prodromi di una provocazione studiata a tavolino. Semmai dovrebbe essere la “normalità” di quello che viene raccontato a provocare una certa sensazione di sgomento in coloro che guarderanno con la dovuta attenzione il riuscito lavoro di Giuseppe Sciarra.
Daniele De Angelis