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Un autre homme

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VOTO: 9

L’educazione sentimentale ai tempi dei radical chic

Il festival il cinema svizzero contemporaneo  2020 ha aperto le danze con la retrospettiva dedicata al regista svizzero Lionel Baier; primo film della rassegna, Un autre homme, raffinato ed ironico, girato in 35mm in un elegante bianco e nero che lo rende pressoché atemporale.
Sesso, bugie e cinema, recita il sottotitolo nella locandina; a detta del regista, Un autre homme descrive infatti l’educazione sentimentale di un giovane critico cinematografico. Ma a nostro giudizio si tratta di un’opera ben più acuta e profonda, soprattutto nel suo delineare con incredibile precisione un certo ambiente radical chic proprio della più acclamata critica di oggi. Il giovane François si trasferisce nella Vallée de Joux con la ragazza (non fidanzata, termine che impegnerebbe il protagonista ben oltre le sue superficiali intenzioni) Christine e, da neolaureato in letteratura medievale, trova lavoro come redattore presso il giornale locale, scrivendo articoli di cronaca e costume della Vallée, improvvisandosi finanche critico cinematografico per recensire i film proposti nell’unico cinema della zona.
Per sua stessa ammissione, François è un giovane senza opinioni; messo nel difficile compito di giudicare, preferisce acquisire come proprio il giudizio altrui, copiando parola per parola le recensioni pubblicate su una rivista di settore francese (che, scopriremo poi, l’ambiente della critica schizzinosa di Losanna aborre). Nella sua finzione, François arriva a farsi accreditare alle proiezioni per la stampa che si svolgono a Losanna, pagandosi la trasferta settimanale, trovandosi così vis a vis con la snob critica nazionale. Qui incontra Rosa, figlia d’arte che scrive per la prestigiosa rivista ‘L’Époque’, che lo attrae immediatamente; con lei inizia così una relazione clandestina basata sul desiderio fisico e su quello intellettuale del neofita appassionato di una certa cultura cinematografica. Finché il suo inganno (da sottolineare che il delicato argomento del copyright non viene approfondito ma aleggia in sottofondo per l’intero film) non sarà scoperto e l’ormai disincantato François si troverà a dover ricominciare una nuova vita; un autre homme, un uomo diverso.

Un autre homme è un film del 2008, ma potrebbe essere stato girato ieri; il mondo della critica radical chic descritto dal sorprendente Lionel Baier (qui nella triplice veste di regista, sceneggiatore e addetto alla fotografia) infatti, è quanto mai attuale. In una Losanna senza tempo, se dall’alto delle loro cattedrali i vescovi non volevano essere più vicini a Dio, ma piuttosto controllare i propri fedeli, qui oggi un certo ambiente della critica viene sublimato perfettamente nella figura dal padre di Rosa, che dall’alto del suo grattacielo controlla i suoi lettori.
A Baier va inoltre riconosciuta la capacità di saper scegliere attori che ben si incastonano nella parte; in questo caso, un bravissimo Robin Harsch, affiancato dall’altrettanto brava Natacha Koutchoumov, che ritroviamo, in un ruolo tutt’affatto diverso, accanto allo stesso regista nel suo affascinante on the road autobiografico Comme des voleurs (à l’Est). Se la storia che Baier racconta in Un autre homme è attuale e vera in un modo quasi inquietante, se gli attori riescono a portarci senza sforzo nel loro mondo di finzione, la maestosa e splendida fotografia e la curata colonna sonora completano l’opera, un un equilibrio pressoché perfetto tra sceneggiatura regia fotografia musiche e montaggio.
Leitmotiv, l’opera balletto di Igor’ Stravinskij Renard, tratta dalla favola russa Skazka o petuche, lise, kote i barane (Racconto del gallo, della volpe, del gatto, e del caprone), nel film quasi incarnata dalla volpe morta trovata dal protagonista sul ciglio della strada.

Michela Aloisi

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