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Trumbull Land

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VOTO: 6.5

Benvenuti nel mio universo

Chi almeno una volta nella vita, anche solo per sbaglio, non si è trovato al cospetto di una “sequenza Trumbull” in uno o l’altro dei capolavori del cinema di fantascienza? Pochi speriamo, loro malgrado. Del resto, solo una condizione di completa astinenza dal mondo dell’audiovisivo l’avrebbe reso possibile. Tale mancanza sarebbe per quanto ci riguarda – e non solo per noi – un peccato di gola davvero imperdonabile. Questo perché la produzione di Douglas Trumbull, infatti, data l’importanza storica che ricopre nella Settima Arte e nella formazione dell’attuale immaginario cinematografico rende una simile astinenza davvero impossibile. E il motivo è uno e uno solo: la figura in questione è uno dei precursori dei moderni effetti speciali, autore delle meraviglie visive che hanno reso possibile pietre miliari del calibro di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, Blade Runner di Ridley Scott o Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg, tanto per citare qualche titolo. I suoi effetti speciali hanno affascinato intere generazioni. E il suo immaginario è impresso nel dna di ogni appassionato di sci-fi
Ma Trumbull nel corso della sua carriera ha deciso di affiancare a quello glorioso nel campo dei VFX anche il lavoro dietro la macchina da presa dirigendo due film come 2002: la seconda odissea e Brainstorm – Generazione elettronica, ciascuno a proprio modo utile alla causa. Ancora oggi, Trumbull prosegue all’età di 77 anni la sua ricerca innovativa votata alla sperimentazione e sogna un cinema che riesca a portare lo spettatore all’interno del film, attraverso una vera e propria esperienza immersiva. Quello che è stato e quello che sarà sono parte integrante del documentario che Grégory Wallet gli ha dedicato e che risponde al titolo di Trumbull Land, presentato al 18° Trieste Science + Fiction Festival in occasione del Premio Urania d’argento alla carriera consegnato nelle mani del celebre supervisore degli effetti speciali. Ma quello firmato dal regista francese è un ritratto a 360° che ci porta tanto nel dietro le quinte delle creazioni di una mente assolutamente visionaria quanto alla scoperta del suo profilo umano.
Wallet mostra e porta sullo schermo le due facce della stessa medaglia, quanto basta per dare forma e sostanza ad un biopic classico nella confezione e personale nei contenuti. Per farlo, l’autore ci porta nei laboratori di Trumbull alle porte di Berkshire County, in Massachusetts, laddove nascono e prendono vita le sue idee. Lì, lontano da Hollywood, l’uomo e il professionista percorrono all’unisono la strada della Settima Arte ed è proprio lì che Wallet è andato a raccogliere la testimonianza del protagonista, che con grande sincerità racconta e si racconta alla macchina da presa. L’intervista a Trumbull diventa di fatto la linea guida e la colonna portante del documentario, in un flusso orale che trova nelle sequenze dei film ai quali ha contribuito con i suoi effetti speciali e che ha realizzato da regista, nei preziosi materiali fotografici messi a disposizione e nella raccolta altrettanto preziosa di bozzetti, modellini tridimensionali in scala e storyboard, il giusto controcampo informativo. Il tutto fa di Trumbull Land un passepartout ideale per entrare nell’universo di Douglas Trumbull dalla porta principale, per poi uscirne ulteriormente arricchiti e con una conoscenza più approfondita di un grande della cinematografia mondiale.

Francesco Del Grosso

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