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The Way We Keep Dancing

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VOTO: 8,5

Il ballo continua

Sequel del successo del 2013 The Way We Dance, The Way We Keep Dancing di Adam Wong, presentato alla 23ma edizione del Feff, prende però una direzione diversa, più intimista e matura da un lato e politicizzata dall’altro.

Il film riprende la squadra di ballerini, divenute ormai celebrità a Hong Kong, intenta a promuovere il loro nuovo film, The Way We Dance 2; ma aldilà dei comuni impegni pubblicitari, ognuno ha il suo percorso da seguire, e non tutti hanno lo stesso successo: Hana sta diventando una star del cinema, Dave è concentrato solo sulla danza, Leung ha un bel numero di follower come influencer, Heyo ha reso commerciale il suo essere rapper. Un progetto di riqualificazione urbana li riunirà, creando al tempo stesso una tensione che spezzerà l’armonia ed il gruppo. L’idea è creare una Via della Danza nell’area industriale di Kowloon, con al suo interno un parco dedicato all’arte urbana e agli artisti di strada, con graffiti, breakdance e altro ancora. I ragazzi di The Way We Dance sembrano i testimonial perfetti e, con la guida di Leung, si lanciano in questa impresa. Ma non è tutto oro quel che riluce, e il progetto riqualificherebbe si il quartiere, ma a favore degli immobiliaristi ed a spese proprio della comunità Kida degli artisti del posto, la cui scomoda presenza è evidenziata dalle incursioni della polizia negli edifici nonché dai loro interventi durante gli spettacoli di strada; la riqualificazione giustificherebbe inoltre il già minacciato aumento dei canoni di affitto per i residenti.

Aldilà dell’aspetto prettamente musicale e coreografico, curatissimo tra balli, rap ed hip hop, in The Way We Keep Dancing emerge un retroscena limitativo della libertà di espressione dell’hip hop inteso in senso lato come arte a tutto tondo, fatto di graffiti, musica, ballo, cultura; l’interesse economico degli immobiliaristi coincide in questo senso con l’interesse politico di rinchiudere la libertà di espressione entro confini ben stabiliti, ingabbiandone così lo sviluppo. D’altronde, il trasferimento della sovranità di Hong Kong dal Regno Unito alla Repubblica Popolare Cinese nel 1997 ha, nonostante le condizioni sottoscritte dalla Cina e l’impegno a garantire che per i 50 anni successivi, ossia fino al 2047, la regione amministrativa speciale di Hong Kong non sarebbe stata governata secondo le leggi e le politiche che regolano il resto del territorio governato dalla Repubblica Popolare Cinese, l’ingerenza del regime si è manifestata ben presto, dando luogo a proteste e ribellioni, sino ad arrivare all’imposizione da parte della Cina della legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong entrata in vigore il 30 giugno 2020. Nonostante la città goda ancora, nominalmente, di uno status di regione amministrativa speciale, con un suo sistema economico capitalista e il diritto della Hong Kong Basic Law, il futuro sembra sempre più rosso.

In questo contesto, Wang descrive da un lato il percorso di crescita dei personaggi ed i loro rapporti reciproci, dall’altro il fronte comune degli artisti contro le mire degli immobiliaristi, che sviluppa un senso di appartenenza e un’idea di comunità  all’interno di Kowloon. La nuova vita di Dave a New York è da un lato il riconoscimento delle origini dell’hip hop, dall’altro la sua consacrazione come arte che non tollera per natura costrizioni e limiti; una libertà d’espressione che, si spera, non venga meno in tutta Hong Kong.

Michela Aloisi

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