Home Festival Altri festival The Trouble with Being Born

The Trouble with Being Born

253
0
VOTO: 7

Androide usa e getta

Tra le pellicole proposte quest’anno dal Festival #Cineuropa34, che annualmente vuole raccogliere il meglio del cinema europeo (e non solo) prodotto e distribuito, c’è anche il recupero – necessario – di The Trouble with Being Born di Sandra Wollner (classe 1983). La pellicola era stata presentata al 70º Festival di Berlino, nella sezione Encounters, aggiudicandosi il Premio speciale della Giuria. Menzione meritata, essendo la pellicola un’interessante quanto inquietante storia di una bambina androide in un presente/futuro quotidiano. Alle radici del film è facile ravvisarvi la storia di “Pinocchio” e anche una diretta connessione con A.I. – Intelligenza artificiale (A.I. Artificial Intelligence, 2001) di Steven Spielberg (però ideato da Stanley Kubrick), ma sono solamente contatti epidermici. È la stessa autrice austriaca a puntualizzare che, sebbene accetti gli inevitabili paragoni con quelle “illustri” opere, la sua pellicola va considerata come un anti “Pinocchio” e, pertanto, anche un anti A.I. – Intelligenza artificiale.

The Trouble with Being Born, sceneggiato dalla regista assieme a Roderick Warich, trae il titolo dall’omonimo saggio dello scrittore rumeno Emil Cioran, in modo da marcare, con tagliente ironia, come questa storia di finzione sia impostata su una discettazione filosofica sulla memoria e i sentimenti, mettendo al centro della narrazione la vita programmata dell’androide Elli. Già nella sua precedente opera, The Impossible Picture (Das unmögliche bild, 2016), la Wollner rifletteva sui ricordi e il loro peso, ma se in quel caso l’accento era posto sulla costruzione di una propria personalità (anche per mezzo dei ricordi), in The Trouble with Being Born c’è il calcolato annullamento di questo percorso formativo. La definizione di anti Pinocchio è proprio perché, mentre nel libro di Carlo Collodi si narra del percorso di formazione che il protagonista burattino (androide preistorico) deve compiere per divenire umano, nella pellicola l’androide Elli non ha nessun desiderio di diventare umana, ovvero di maturare. La sua unica aspirazione è quella di accontentare i padroni, riuscendo a compiere le loro fantasie che gli erano state immesse nel programma. Ed è un anti A.I. non solo per i toni del racconto, lontanissimi dalla favola ottimistica, ma anche per una messa in scena che evita la spettacolarizzazione e l’uso degli effetti speciali che una storia del genere comporterebbe. L’aspetto cibernetico dell’androide ci viene mostrato solo alla fine, in un finale triste che rimarca la solitudine della protagonista. Per raccontare questo anti percorso evolutivo, la storia viene suddivisa in due tempi, che mostrano l’utilizzo differente che i due padroni fanno dell’androide. La prima parte, la più sconvolgente, vede l’androide programmato per essere piacevole (s)oggetto di un pedofilo, mentre la seconda, superficialmente più umana e che invece rimarca l’egoismo del padrone, viene riassettata in modo tale che abbia le sembianze del fratellino morto dell’anziana signora. La memoria di Elli viene cancellata ogni volta con un semplice reset elettronico, che gli fa vivere sempre una nuova vita senza che lei abbia ricordi e senta il bisogno di ritornare a quel passato. Sebbene nei suoi chip rimangano delle schegge passate, come dimostra la sequenza in cui nel parcheggio del supermercato incrocia lo sguardo del suo padrone, lei non sa interpretare il perché di quell’interessamento. The Trouble with Being Born sebbene sia catalogabile, per il tema cibernetico, nel genere fantascienza, è molto più un dramma esistenziale per l’andamento registico che ammanta la storia di suspense, anche per mezzo di una fotografia che utilizza forti grigi cupi, e l’ambientazione in una città normale e contemporanea.

Roberto Baldassarre

Articolo precedenteOut of the Fight
Articolo successivoIn the Land of Morning Calm

Lascia un commento

Please enter your comment!
Please enter your name here

due + sei =