Buddy movie per ex cestisti
Se uno pensa a registi come Tsai Ming-liang o Hou Hsiao-hsien, pensa inevitabilmente a qualcos’altro. Sicuramente a Taiwan si producono pure film come The Scoundrels, fino ad ora tra le sorprese più positive di questo Far East Film Festival 2019, ma è più raro che si facciano strada in Occidente o nel circuito dei festival. Felicissimi, quindi, che Udine ci abbia fatto scoprire il volto così fresco di Hung Tzu-hsuan: giovanissimo cineasta taiwanese, per l’appunto, che nel suo lungometraggio d’esordio ha saputo mettere insieme una cifra stilistica personale e riferimenti non così scontati al miglior cinema d’azione, in particolare quello realizzato da decenni ad Hong Kong.
Pare del resto che sin dai primi cortometraggi universitari questo regista emergente abbia mostrato i muscoli, rapportandosi tanto al cinema di arti marziali che al thriller con uno sguardo proprio, sfrontato, dinamico. The Scoundrels sembra riprendere la pista hongkongese del buddy movie a sfondo malavitoso rimescolando le carte in modo ottimale. La velocità del montaggio dona ritmo alla narrazione, senza comunque togliere spazio all’approfondimento dei personaggi, e delle sfide da loro intraprese. Centrale è qui la figura di Ray (JC Lin), giovane giocatore di basket dal grande futuro che però, in seguito a una nefasta serie di gravi intemperanze, è precipitato sempre più in basso nella scala sociale. Ritrovandosi così a svolgere lavoretti di poco conto per una cinica organizzazione criminale.
Il leitmotiv della narrazione è rappresentato dal latente desiderio di riscatto del protagonista, che viene coinvolto suo malgrado nella fuga di un rapinatore e che, pur non avendo compiuto fino a quel momento alcun passo in direzione del malvivente, proprio in virtù del suo torbido passato viene subito considerato complice dalle forze di polizia ed etichettato dai media stessi, che a marchiarlo di fronte all’opinione pubblica ci hanno messo davvero un attimo. La strada così sarà tutta in salita per lo sfortunato Ray, costretto dagli eventi a legarsi ad un altro reietto, il fantomatico rapinatore con l’impermeabile (un Wu Kang-ren la cui faccia da schiaffi è già indice di un carattere inaffidabile), che al contrario dalle ingiustizie subite in precedenza ha imparato ben poco. Oltre al nucleo tematico ben delineato, di un esordio come The Scoundrels si fanno apprezzare le camaleontiche ma comunque apprezzabili variazioni di tono, che con estrema naturalezza e gradualità conducono dal mood iniziale, più incline alla black comedy sgangherata e irriverente, ad una escalation drammatica di tutto rispetto.
Stefano Coccia