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The Great Battle

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VOTO: 7

Show visivo ad alto budget

Tre righe di testo. Tanto è bastato ai produttori e al regista di The Great Battle per costruire un kolossal con un budget di ben 20 milioni di dollari. Tre righe tratte da un annale che annotano come nel 645 l’imperatore Taizong mosse guerra contro il regno Goguryeo, situato a nord della penisola coreana. Da quell’episodio storico Kim Kwang-sik ha dato vita a 136 minuti di adrenalina, battaglie spettacolari ed azioni ai limiti dell’impossibile compiute da guerrieri destinati a diventare eroi. È la storia della resistenza indomita di Ansi, fortezza di modeste dimensioni del regno Goguryeo, davanti all’incedere apparentemente inesorabile dei 200.000 soldati dell’imperatore.
Mentre Yeon, re di Goguryeo, a seguito della disfatta del proprio esercito, vorrebbe aspettare Taizong nei pressi della capitale del regno per lanciargli un’ultima sfida con le poche migliaia di uomini che gli sono rimasti, Yang, a capo della fortezza di Ansi, decide di disubbidire all’ordine di ripiegare sulla capitale. Organizza una strenua difesa dei propri territori, convincendo della sua grandezza d’animo e del suo coraggio anche Semul, giovane anch’egli di Ansi, che era stato mandato da Yeon per ucciderlo e fare così attenere al piano di ritirata la gente della fortezza.
La rappresentazione sullo schermo delle battaglie medioevali sta assumendo, nel corso del tempo, delle caratteristiche ben delineate, favorite anche dal successo che tale argomento trova, in varie accezioni, nel panorama della serialità televisiva (Vikings, ad esempio, ma anche il fantasy Game of Thrones). Compito degli autori che s’avvicinano al tema, dunque, nei blockbuster così come nelle serie, sembra essere quello di trovare soluzioni originali all’interno d’immagini e schemi narrativi di per sé già solidi. Kim Kwang-sik svolge diligentemente il suo compito, garantendo non solo un alto tasso di spettacolarità visiva, ma inserendo alcune buone trovate che rivitalizzano quello che, di fatto, è qualcosa di già visto e rivisto, vale a dire un modesto manipolo di guerrieri che resiste all’assedio di un esercito di enormi proporzioni. Accanto a queste trovate, che riguardano le efficaci soluzioni strategiche che Yang escogiterà per fermare l’esercito dell’imperatore, vi è un lavoro sulla costruzione dei personaggi e sulle emozioni che le loro vicende dovrebbero suscitare nello spettatore. Emozioni e sentimenti, a dire il vero, molto convenzionali, ma non per questo meno avvertite dal pubblico del Teatro Nuovo ieri pomeriggio. Pubblico che ha applaudito a lungo il regista, presente al Far East udinese, al termine della proiezione. Sofferte vicende d’amore, storie di sacrifici, d’estremo coraggio e gesta eroiche sono supportati e accompagnati da riprese ad alto budget, che comprendono dolly vertiginosi e rallenty mozzafiato, per un prodotto che non ha deluso le aspettative. Chi è andato a vedere The Great Battle questo desiderava vedere e questo ha avuto la possibilità di guardare. Altro non si chiedeva a Kim Kwang-sik e il suo film, dunque, può considerarsi promosso, senza troppi problemi.

Marco Michielis

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