In un piccolo villaggio della Repubblica Ceca…
Il cinema ceco – e, più in generale, di tutta l’Europa dell’Est – ci regala spesso belle sorprese. Persino quando si tratta di lungometraggi leggeri. Commedie volutamente “scorrette”, dal tipico humor nero sono, dunque, molte volte l’espediente perfetto per mettere in scena temi ben più importanti. Questo, ad esempio, è anche il caso di Somewhere Over the Chemtrails, opera prima del giovane Adam Koloman Rybanský, presentata in anteprima mondiale alla 72° edizione del festival di Berlino, all’interno della sezione Panorama.
La storia qui messa in scena, dunque, è quella di Standa, un uomo pacifico e di buon cuore che lavora come pompiere in un piccolo villaggio. Egli vive insieme a sua moglie e sta per diventare padre. La sua unica preoccupazione è quella di spruzzare aceto nell’aria, al fine di neutralizzare gli effetti delle scie chimiche. Un giorno, tuttavia, durante una festa di paese in vista della Pasqua, un furgone perde il controllo, ferisce un uomo e si ferma contro una fontana. L’autista riesce a scappare senza essere visto da nessuno e immediatamente tutti pensano possa trattarsi di un attentato. Durante le festività pasquali, dunque, la vita nel villaggio non sarà la stessa.
Somewhere Over the Chemtrails è, dunque, un ritratto della società in cui viviamo, delle paure dei cittadini, di ogni più bizzarra abitudine. Il regista, dal canto suo, osserva ognuno dei suoi personaggi con sguardo indulgente, senza mai giudicare. Persino quando gli eventi prendono una piega a dir poco “estrema”. Situazioni al limite del paradossale, personaggi naïf e volutamente sopra le righe, un’ambientazione – il piccolo villaggio – che dà quasi l’idea di un universo a sé, in cui è praticamente inimmaginabile possano verificarsi eventi di tale portata. Tutto questo fa di questa interessante opera prima di Adam Koloman Rybanský un film pulito, dalla scrittura e dalla messa in scena ben strutturate, estremamente gradevole, che nella sua semplicità e nella sua arguzia trova le sue armi vincenti.
Particolarmente interessante, a tal proposito, il personaggio di Bronya, il capo di Standa. Egli reagisce come ci aspetterebbe possa reagire la maggior parte della gente a quello che sembrerebbe essere a tutti gli effetti un attentato terroristico. La ricerca spasmodica di un colpevole, la convinzione che si tratti di un estremista islamico, la paura degli stranieri e – fondamentalmente – di ciò che non si conosce giocano qui un ruolo centrale e ognuno dei personaggi è pronto a cambiare la propria opinione riguardo i fatti a seconda di ciò che potrebbe maggiormente tranquillizzarlo. Bronya non è assolutamente un uomo senza macchia. Ma fondamentalmente resta una persona di buon cuore, con un difficile passato alle spalle e pronto a sacrificarsi per le persone a cui vuole bene. Il rapporto tra lui e il protagonista ricorda quasi un rapporto padre-figlio, in cui, a seconda delle circostanze, ognuno ha da imparare dall’altro.
Potrà mai, questa società, smettere di avere paura? Forse, un nuovo inizio – o una nuova nascita – potrebbe portare con sé anche importanti cambiamenti. Il regista non punta a dare risposte definitive in merito, ma con questo suo piccolo e divertente Somewhere over the Chemtrails offre indubbiamente interessanti spunti di riflessione.
Marina Pavido