Il Jolly di Cassino
Di saggi, volumi monografici e opere audiovisive (Stanley and Us o Room 237) dedicati a Stanley Kubrick e al suo lavoro ne sono stati scritti e realizzati davvero tanti, talmente tanti da convincere quegli addetti ai lavori di conoscere alla perfezione vita, morte e miracoli del celebre regista statunitense e di quello che ha prodotto nella sua immensa carriera. Ma a quelle stesse persone – e a molte altre come loro – basterebbe sfogliare qualche pagina di “Stanley Kubrick e Me” di Filippo Ulivieri (ed. Il Saggiatore) per rendersi immediatamente conto che di vuoti ce ne sono moltissimi. Per il suo documentario dal titolo S Is For Stanley, presentato con successo alla decima edizione della Festa di Roma nella sezione Omaggi, Alex Infascelli si rifà proprio a quelle pagine, a colui che le ha ispirate, ma soprattutto a colui che le ha rese possibili con i suoi preziosissimi racconti. Quest’ultimo risponde al nome di Emilio D’Alessandro, un nome che a moltissimi può suonare sconosciuto, ma che in realtà ha occupato un ruolo chiave nella vita del cineasta newyorchese per essere stato l’autista personale e non solo di Kubrick. Un’amicizia la loro che ha attraversato un trentennio circa, che ha visto due persone apparentemente opposte unirsi e trovare lontano da casa il proprio compagno di viaggio ideale. Un ponte ideale si materializza tra New York e Cassino con Londra che diventa terreno fertile dove coltivare un affetto e soprattutto una grande fiducia reciproca. Sullo sfondo la genesi e la realizzazione di quattro capolavori passati alla storia del cinema (da Barry Lyndon a Eyes Wide Shut).
S Is For Stanley non è ufficialmente una biografia di Kubrick, ma di riflesso è come se lo fosse. Infascelli punta la videocamera su D’Alessandro e il gioco è fatto. Il regista capitolino fa la cosa più semplice, ossia registrare con lui una lunga intervista, che si rivela una scelta drammaturgica decisamente scontata ma assolutamente vincente. Il protagonista è un fiume in piena che riversa sulla platea di turno uno tsunami di aneddoti, ricordi, pensieri a voce alta e parole in libertà. Il risultato è un ritratto che regala sorrisi e inumidisce le palpebre, capace di restituire sullo schermo un lato inedito dell’intramontabile maestro, vale a dire quello più intimo per non dire domestico. È la voce di D’Alessandro, supportata dal voice over di Infascelli che fa da collante, a traghettare lo spettatore in un viaggio nella memoria di un artista come pochi, ma soprattutto di un uomo. Sta qui il merito e la forza dell’opera, ossia quello di aver raccontato il Kubrick privato e più intimo, rivelando aspetti del carattere che fino a questo momento non erano mai venuti a galla, a cominciare dalla sua generosità sino ad arrivare a quella puntualità e maniacalità che riversava nei migliaia di foglietti che ha lasciato in eredità all’amico di Cassino. Questi, insieme ai centinaia di cimeli gelosamente conservati dal protagonista nel garage di casa (tra cui foto, attrezzi di scena, giacche, stralci di giornale, ecc…), sono il tesoro inestimabile messo a disposizione di Infascelli che, a sua volta, dispensa a piene mani allo spettatore.
Tecnicamente S Is For Stanley non ha nulla di trascendentale, poiché costruito con pochi elementi cuciti insieme (intervista, cimeli e materiali d’archivio), ma sufficienti a dare un senso compiuto all’azione. Insomma, quanto basta per consegnare a coloro che avranno il piacere di vedere il documentario un cinquanta minuti circa che lasciano il segno.
Francesco Del Grosso