De brutto gallico
“A me, me pare ‘na strunzata!”
(I Trettrè)
Sin dal lontanissimo 28 dicembre 1895 la Francia ci ha permesso di fantasticare proponendoci un nuovo artificio meraviglioso, e per questo le saremo grati in eterno. Ugualmente gli siamo riconoscenti nell’aver prodotto le opere di registi come Marcel Carné, René Clair, Jean Renoir, Robert Bresson, Jean-Pierre Melville, e via discorrendo. Senza remore possiamo onestamente affermare che siamo invidiosi che hanno avuto la folgorante corrente cinematografica Nouvelle Vague, che si è poi propagata, sotto diverse forme, in tutto il mondo. Inoltre ringraziamo la Francia per averci fatto fare sogni bagnati con le dive Brigitte Bardot, Catherine Deneuve, Isabelle Huppert, Sophie Marceau, etc; oppure di averci fatti sembrare brutti e inutili in comparazione a Jean-Paul Belmondo, Alain Delon e Gérard Depardieu, tre fuoriclasse dello spettacolo e ottimi attori. Infine, siamo memori di tutte le volte che la critica di oltralpe ci ha premiato, rivalutando autori – per esempio Rossellini o Freda – o pellicole che la critica nostrana snobbava bellamente. Benché tutti questi onorevoli pregi, siamo anche in dovere di spernacchiare sonoramente la cinematografia francese per molte stronzate disonorevoli che ha prodotto, tra cui Astérix aux Jeux Olympiques (Asterix alle Olimpiadi, 2008) di Frédéric Forestier e Thomas Langmann.
Questo terzo capitolo del fortunato franchise cinematografico è basato sul dodicesimo album della mitica seria a fumetti “Asterix”, ideata da René Goscinny e Albert Uderzo, e fu realizzato solo per gli ottimi incassi dei due precedenti capitoli. Asterix alle Olimpiadi è una sequela di scene comiche insulse, che sfrutta lo sfondo dei giochi olimpici per mostrare nuovamente le super forze del duo gallico contro gli odiati romani aggiungendovi una romantica storia d’amore di due giovani piccioncini ostacolati nel loro amore, e i tentativi di uccisione da parte di Bruto (reso come una figura tonta) verso il padre Giulio Cesare. Al di là della trama e delle sue gags banali, il problema è che questo franchise ha smaccatamente provato a ricopiare lo stile grandioso gonfiato di effetti speciali tipico del cinema hollywoodiano. E se già quello originale non sempre funziona, questa riproduzione fa ancora peggio. La prossimità con il cinema yankee è anche misurabile con l’idea di far apparire in spassosi camei alcuni personaggi famosi dello sport: Jean Todt e Michel Schumacher nella corsa delle bighe; Zinedine Zidane (truccatissimo) come formidabile giocatore egiziano; Amélie Mauresmo come tennista greca, Tony Parker giocatore di basket egiziano, e il massiccio wrestler Nathan Jones come lottatore romano. Essendo, come gli altri capitoli, una co-produzione italiana, anche in questo episodio vi compaiono alcuni attori nostrani, in questo caso il duo comico Luca e Paolo (i giudici Alpha e Omega), e in una rapidissima parte Enrico Brigano, nella parte di un cronista. Apparizioni, tra l’altro, totalmente inutili. In tutto questo pasticcio, quello che dispiace maggiormente è vedere sprecata la bravura di Gérard Depardieu (a volte la sua parabola attoriale sembra quella di Robert De Niro) e Alain Delon. È soprattutto ai loro due personaggi che viene dato il momento cinefilo, che parodia come un in joke la storia cinematografica passata dei due attori. In una scena Obelix in una sequenza si trasforma in un dolce sussurratore di versi amorosi simile a Cyrano de Bergerac (che fu impersonato magnificamente da Depardieu nel 1990); e in un’altra scena, Giulio Cesare, mentre si guarda compiaciuto allo specchio (in realtà un close-up verso gli spettatori), paragona il suo fascino a personaggi cinematografici interpretati realmente da Delon (Il Gattopardo, Frank Costello faccia d’angelo, Rocco e i suoi fratelli e Il clan dei siciliani). Asterix alle Olimpiadi è semplicemente una pellicola da dimenticare, e si vuol ridere alla francese, meglio recuperare la comicità stralunata di Jacques Tati, o anche le veloci commedie funzionali di Francis Veber, in particolare quelle con la strana coppia Gerard Depardieu e Pierre Richard.
Roberto Baldassarre