Odissea canterina
Era l’ormai lontano 1973 quando Patty Pravo scalava in pochissimo tempo le vette delle classifiche del mercato discografico nostrano con la hit “Pazza idea”, singolo estrapolato dall’omonimo album pubblicato dall’etichetta RCA Italia. A quarant’anni circa di distanza dalla sua uscita, Officine UBU ne prende in prestito il titolo per portare nelle sale a partire dal 28 agosto Xenia di Panos H. Koutras. Pratica, quella di battezzare un film col titolo di un brano musicale più o meno celebre del passato, che negli ultimi anni si è diffusa a macchia d’olio spingendo sempre più autori e distributori made in Italy a farne strumento di presa sul pubblico, a cominciare dall’operazione di Notte prima degli esami di vendittiana memoria sino al recente L’estate sta finendo, voluto da Stefano Tummolini per la sua opera seconda e il cui titolo richiama il tormentone dei Righeira. Tra moda e strategia di marketing, non sempre però l’associazione ha portato i frutti sperati o è risultato calzante con quanto il film è stato in grado di offrire al pubblico. Così ci si trova al cospetto di titoli canterini che oggi come ieri (i “musicarelli” degli anni Cinquanta ne sono una testimonianza) hanno spopolato (vedi l’opera prima di Brizzi) e altri che non hanno lasciato nessuna traccia nella mente dello spettatore cinematografico (uno su tutti Questo piccolo grande amore, ispirato all’omonima canzone, seguendo le linee narrative dell’altrettanto omonimo concept album di Claudio Baglioni).
Quest’ultimo non è per fortuna il caso della pellicola di Koutras che del brano, del relativo testo, dell’arrangiamento e della sua interprete, ne ha fatto i propri riferimenti. Oltre a figurare nella colonna sonora insieme ad altri pezzi come “Tutt’al più”, dettando i tempi e i ritmi del racconto, la pellicola regala una breve performance sul grande schermo alla cantante veneziana con un cameo in zona cesarini. Presentato al Festival di Cannes 2014 nella sezione Un Certain Regard, il quarto lungometraggio scritto e diretto dal regista greco è l’ennesimo romanzo di formazione che scava nei rapporti generazionali e familiari, passando attraverso il tentativo di riconciliazione di due fratelli con il padre genetico. Si tratta di Dany e di suo fratello Odysseas, rispettivamente 16 e 18 anni, che si mettono in cammino sulla strada di Atene e Salonicco alla ricerca del padre, un greco che non hanno mai conosciuto. Albanesi per parte di madre, si sentono stranieri nel loro proprio paese e vogliono essere riconosciuti dal padre per poter ottenere la cittadinanza greca. Dany e Ody si sono anche ripromessi di partecipare a un popolare concorso canoro che potrebbe rendere migliore la loro vita. Il viaggio metterà alla prova il loro legame, la loro infanzia e il loro amore per la canzoni italiane.
Un plot che carte alla mano allarga i propri orizzonti drammaturgici puntando l’attenzione anche sul tema dell’integrazione, raccontando le difficoltà che normalmente incontrano i meticci e i figli degli immigrati di seconda generazione. Temi che al cinema hanno e continuano a trovare spazi e consensi, ma che solo di rado vengono messi al servizio di storie originali o fuori dagli schemi classici. In tal senso, Pazza idea non brilla per originalità ma mescola continuamente le carte in tavola, giocando con i registri e i toni del racconto, così da restituire alla platea di turno una successione imprevedibile di eventi e situazioni. I due giovani e intensi protagonisti si tramutano in mine vaganti, lanciandosi in un road movie che alterna tragedia, sorrisi amari e una buona dose di ironia. Sta proprio in questa capacità di sapere cambiare continuamente pelle il punto di forza del film. Finale da non perdere assolutamente.
Francesco Del Grosso