Un Natale rosso sangue
Tra i cortometraggi proiettati quest’anno al Figari Film Fest, ce n’è uno che pare aver messo tutti d’accordo: il vincitore del premio per il Miglior Film Internazionale. Una categoria in cui, tra l’altro, la concorrenza è tradizionalmente piuttosto agguerrita. Ma ad assicurare una marcia in più a Mr.Bear, corto diretto dal giovane Andrés Rosende (classe 1980), è quel felice impasto di humour nero ed efficace parafrasi di determinati generi, cui si è approdati innestando ottimi attori e uno stile visivamente maturo nei meccanismi così oliati dello script, dotato a sua volta di ironia, sfrontatezza e spunti satirici verso la società stelle e strisce. Difatti, questo breve racconto cinematografico è ambientato negli Stati Uniti, ovvero il paese dove al momento vive e lavora Andrés Rosende, cineasta originario della Spagna; più in particolare della Galizia, come abbiamo appreso dalla stessa intervista in cui il nostro uomo si dichiara ammiratore di Kubrick, Spielberg e Hitchcock, aggiungendo di essersi definitivamente appassionato all’arte cinematografica dopo aver visto Tesis del conterraneo Alejandro Amenábar.
In effetti, mettendo un attimo da parte la componente più ironica (quasi sempre presente a livello di dialoghi), nei suoi corti si registra anche un’accurata costruzione della tensione. Ciò appare evidente a chiunque abbia visto A Perfect Christmas, thriller concentrato in pochi minuti che decostruisce gradualmente un quadretto di finta armonia famigliare, ritagliato intorno a un giovane psicotico con in testa una concezione malata del rapporto di coppia, che in occasione delle feste vede esplodere tutta la sua latente violenza. Il Natale deve costituire per l’autore stesso un’ossessione particolare. Pure in Mr.Bear, il corto che ha spopolato a Golfo Aranci, tale periodo dell’anno assume da subito una connotazione poco idilliaca: soprattutto per il protagonista, Steve, corpulento uomo di mezza età costretto per l’ennesima volta a subire le irritanti e oppressive tiritere di una moglie isterica. Come ogni anno c’è ad attenderli un viaggetto in macchina fino a New York, cui seguirà la fatidica cena natalizia con amici e parenti. Si profila però un detour davvero inaspettato: problemi con l’auto costringono il pacioso Steve a chiedere aiuto in un posto dall’aria losca, dove verrà incredibilmente scambiato per il tale che alcuni malviventi, intenzionati a far sparire dei cadaveri, hanno da poco chiamato. Senza svelare altro della grottesca situazione, ci limitiamo a dire che lo spirito da black comedy dello script offre qui i suoi spunti migliori. Tra parentesi irresistibilmente grandguignolesche e commedia degli equivoci, tra bonaria presa in giro dell’American way of life e dialoghi da teatro dell’assurdo, la rocambolesca avventura del protagonista sembra quasi emulare il cinema dei fratelli Coen o certe pellicole pulp, per il nero umorismo e l’originale rielaborazione dei generi. L’ottima scelta degli interpreti, a partire dall’ineffabile Steve, associata a qualche discreta intuizione registica, rende Mr.Bear un lavoro godibilissimo e assai promettente, in chiave futura. Lode quindi all’evento festivaliero di Golfo Aranci, per la scoperta di questo talento iberico in trasferta negli States.
Stefano Coccia
SCHEDA TECNICA
Titolo originale: Mr. Bear
Produzione: Whatever it takes Paese/anno: Spagna, USA 2011
Regia: Andres Rosende Durata: 14 minuti
Fotografia: Inyoung Choi
Interpreti: Dan Daily, Glenn Fleary, Donella Alanwick
Montaggio: Jeffrey K. Miller