Vizietto di famiglia
Il lupo perde il pelo ma non il vizio, recita un vecchio e infallibile detto popolare, che vuole il soggetto di turno tornare con cronica e reticente puntualità sui suoi passi. Nel caso in questione a commettere un atto criminoso, che per quanto concerne la protagonista dell’ultima fatica dietro la macchina da presa di Gary Ross, Ocean’s 8, è il furto senza scasso di preziosi dal valore decisamente alto. Lei è Deborah Ocean, per gli amici e le amiche Debbie, e a giudicare dal cognome che si porta dietro quello di mettere le mani su cospicui bottini ai danni di malcapitati ricconi è un vero e proprio vizietto di famiglia, nel senso letterario e biologico del termine. Debbie è all’anagrafe la sorella di Danny, il capofila e leader della celeberrima banda che, cinematograficamente parlando nel 1960 prima con Lewis Milestone e nella più recente trilogia firmata da Steven Soderbergh, gettava scompiglio in banche, casinò e gioiellerie, svuotandone e prosciugandone le casse in maniera assolutamente rocambolesca. E a giudicare dalle gesta che potrete vedere nella pellicola di Ross, nelle sale nostrane a partire dal 26 luglio con Warner Bros., anche la piccola di casa non è da meno.
Uscita dal carcere, Debbie progetta di mettere a segno il colpo del secolo in occasione dell’annuale Met Gala di New York. L’obiettivo sono i 150 milioni di dollari in diamanti che saranno al collo della famosa attrice Daphne Kluger, al centro della scena dell’evento. Il piano per mettere le mani sulla costosissima collana è stato pensato e ripensato nei minimi dettagli nel corso dei 5 anni, 8 mesi e 12 giorni, trascorsi dalla protagonista al fresco, ma per andare a buon fine quest’ultima avrà bisogno di una squadra formata dalle migliori persone del settore, a cominciare dalla socia e complice Lou Miller. Insieme reclutano un gruppetto assortito di specialisti, tra cui l’esperta di gioielli Amita, la truffatrice di strada Costance, la mamma borghese Tammy, l’hacker Nine Ball e la stilista Rose. La strategia sulla carta è solida, impeccabile e in perfetto stile Ocean’s, ma tutto dovrà essere assolutamente perfetto se vorranno uscire con il bottino e non attirare i sospetti di un curatore d’arte, di un broker assicurativo e dell’ex fiamma di Debbie, nonché bersaglio della rapina.
Insomma, come avrete avuto modo di intuire la storia si ripete, ma stavolta in versione femminile e con un diverso obiettivo da colpire, ma la sostanza non cambia in questo che tecnicamente può allo stesso tempo essere considerato tanto un reboot di Ocean’s Eleven, quanto un suo sequel o spin-off. Indipendentemente dalla dicitura d’appartenenza la ricetta drammaturgica rimane pressoché la stessa, se non fosse per il cambio di qualche ingrediente nell’impasto.
Di conseguenza, ciò che scorre sullo schermo ripropone allo spettatore una minestra riscaldata che in piena stagione balneare può rimanere anche indigesta. Salvo qualche intuizione e gag degna di nota, Ocean’s 8 altro non è, come la matrice originale e il filone d’appartenenza (il cosiddetto heist movie), che un’action-comedy che rimette in ciclo nello script prima e nella sua messa in quadro dinamiche ampiamente prevedibili. Queste tolgono alla platea persino il gusto del proverbiale e sacrosanto coup de théâtre, elemento imprescindibile al quale il cinema delle grandi rapine ci ha abituato negli anni attraverso i piccoli e grandi cult.
Dunque, nulla di particolarmente originale da mettere in evidenza da un punto di vista analitico in un film che segue un copione e uno schema predefinito, logoro e ampiamente codificato, nel quale la sceneggiatrice Olivia Milch e lo stesso regista non provano nemmeno a mettere qualcosa di creativo. Si assiste così a un percorso narrativo che passa per le tre e immancabili fasi: il reclutamento, la preparazione e il colpo. Al quale segue il post rapina che ovviamente non vi riveleremo. Il tutto raccontato e mostrato con il solito ritmo frenetico con il quale Ross si limita a dare un seguito stilistico e non personalizzato a quanto fatto dal predecessore, ora nelle vesti di produttore, Steven Soderbergh.
Francesco Del Grosso