Fantasy terapeutico
Due fratelli, lui autistico e spesso fuori controllo, lei sottoposta a uno stress continuo ma intenzionata a lottare fino all’ultimo, affinché gli assistenti sociali non disfino ciò che rimane della loro famiglia. Già, perché i due ragazzi sono rimasti soli troppo presto: il padre li ha abbandonati quando erano ancora piccoli, poi è morta la madre, così l’ostinata e giovanissima Laura si è ritrovata sulle spalle un peso considerevole. Prendersi cura del fratello maggiore non sarà cosa facile, perché la precaria esistenza di Nathan galleggia a metà strada tra la realtà e un mondo di fantasia, che a volte prende il sopravvento…
In Nathan’s Kingdom potevano esserci tranquillamente le basi per un dramma sociale a tutto tondo, per un racconto di formazione giovanile dai presupposti realistici. E invece no. Il regista Olicer J. Muñoz, californiano fiero delle proprie origini messicane, ha scelto di sostanziare le fantasie del co-protagonista, Nathan (Jacob Lince), dando forma sullo schermo ai frutti della sua immaginazione e usando il genere di riferimento quale strumento terapeutico; il fantasy diviene così irrinunciabile momento di crescita per un Nathan comunque sfasato, rispetto al mondo che lo circonda, come anche terapia collettiva per coloro che gli stanno vicino; a partire ovviamente dalla stoica sorella Laura, impersonata con grinta da Madison Ford (ospite peraltro del festival ravennate), ma senza dimenticare i due nuovi amici, rispettivamente padre e figlio, che ne incroceranno fortuitamente il cammino durante un lungo detour nella natura selvaggia.
A questa fiaba oscura dall’epilogo però luminoso, in concorso al Ravenna Nightmare 2019, si potrebbe forse imputare una non eccessiva originalità; di film in cui alla disabilità e a particolari forme di autismo fanno da contraltare mondi di fantasia ne abbiamo già visti altri, in fin dei conti, da cui affiora la sensazione che vi sia qualcosa di troppo prevedibile, nell’orientamento generale del racconto. Piacciono comunque i toni, la genuinità dell’operazione, la freschezza degli interpreti e la capacità dell’autore di inserire la loro presenza in una cornice ambientale, che conferisce alle atmosfere da picaresco road movie nella West Coast americana il valore di un viaggio iniziatico. Del resto, nell’attraversare paesaggi desertici, miniere abbandonate e sentieri di montagna, Nathan e Laura troveranno davvero l’equivalente di quella dimensione parallela, un regno magico e popolato di favolose creature, che il ragazzo ha ribattezzato “The Kingdom”. Loro guida è un librone partorito dall’immaginazione dello stesso Nathan che si arricchisce continuamente di storie, di nuovi spunti creativi, prendendo poi forma sullo schermo grazie ad artigianali animazioni che da subito catturano l’attenzione dello spettatore, trasfigurando l’asprezza della realtà in un susseguirsi di avventure che hanno infine valore catartico. E tutto ciò sarà indispensabile per un ritrovamento dell’armonia, per un ricomporsi del loro turbolento microcosmo famigliare, cui fa da suggello la bella chiusura concepita come ritratto di famiglia (una famiglia ricompattata e ora persino allargata) cui offre protezione proprio quel libro, che li aveva guidati durante il cammino.
Stefano Coccia