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Mune – Il guardiano della luna

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VOTO: 7,5

Che fai tu, luna in ciel?

Già dalla speciale cosmogonia con cui ha inizio il film, si spalancano le porte di un mondo incantato, meraviglioso. L’origine della luna. L’origine del sole. In un pianeta fiabesco popolato di strane e affascinanti creature.
Ma alcune presenze maligne si profilano già all’orizzonte, per guastare tutta quell’armonia dalle origini semi-leggendarie… e questo proprio nel giorno dell’attesissimo cambio della guardia, in cui i secolari guardiani preposti a sorvegliare il Tempio del Sole e l’analogo luogo sacro, dedicato invece alla Luna, cederanno il posto alle nuove leve. Il rituale stesso non andrà come previsto, considerando che, invece dell’altero e pomposo successore designato proprio per quel ruolo, sarà il giovane Mune a ereditare l’onore e anche l’onere di condurre in giro per il pianeta quel mistico e animato colosso, il Tempio della Luna, da cui il pallido astro viene trainato nelle notti stellati. Inesperto, pasticcione, ma dotato di gran cuore, il simpatico Mune dovrà confrontarsi sin dal primo giorno (anzi, notte) di lavoro con problemi immensi. E l’emozionante avventura, che ben presto lo vedrà coinvolto, si svolgerà con al fianco sia Sohone, lo sprezzante e inizialmente intrattabile Guardiano del Sole, che la graziosa e delicata Glim, creatura fatta di cera.

In fin dei conti l’età significa poco, di fronte a un film come Mune – Il guardiano della luna, perché pur con livelli di coinvolgimento emotivo diversi, spettatori sia grandi che piccini sono destinati a restare facilmente e piacevolmente imbrigliati nelle maglie immaginifiche del racconto, fatto di magia come anche di quei piccoli appunti ironici, divertenti, che strappano sempre un sorriso. La varietà dei toni si rispecchia poi in una altrettanto convincente varietà stilistica: le parti ambientate nel mondo dei sogni (cui Mune ha accesso), per esempio, sono realizzate con un’animazione 2D dai tratti deliziosamente stilizzati, che va così ad alternarsi con la prevalente animazione 3D, dominata dai due autori con una fluidità e altre intuizioni creative di livello notevole. Piacciono, insomma, tanto la cura dei fondali con le loro sognanti scenografie fantasy che il character design dei tanti, pittoreschi personaggi, che popolano questo particolare universo. I francesi Alexandre Heboyan (già attivo con la Dreamworks per gli spassosi Kung Fu Panda e Mostri contro Alieni) e Benoit Philippon hanno perciò saputo mettere a frutto le precedenti esperienze, creando insieme uno dei più sorprendenti lungometraggi d’animazione in cui ci si è ultimamente imbattuti.

Stefano Coccia

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