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Lovely, Dark, and Deep

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VOTO: 6

Ranger in

Tra i tanti motivi che hanno alimentato la nostra curiosità sino allo scorso 9 ottobre, giorno in cui Lovely, Dark, and Deep è stato presentato in concorso alla terza edizione di Sognielettrici, a due in particolare ci sentiamo di dare la precedenza. Da una parte il film in questione, proiettato in anteprima italiana nel corso della kermesse milanese laddove abbiamo avuto finalmente la possibilità di vederlo, segna il debutto alla regia della sceneggiatrice Teresa Sutherland, le cui qualità tra gli addetti ai lavori e non sono ben note per il suo prezioso contributo alla scrittura di progetti per il grande e piccolo schermo come The Wind e Midnight Mass. Dall’altra non da meno è la presenza nel cast di Georgina Campbell, apprezzata interprete di Barbarian e Bird Box Barcellona, che qui veste i panni della protagonista, una guardia forestale di nome Lennon che cogliendo l’opportunità di assumere l’ambito ruolo di ranger in un remoto avamposto di un parco nazionale per cercare di svelare il mistero di lunga data che la perseguita fin dall’infanzia. La curiosità di cui sopra mista all’attesa dunque erano legate alla possibilità di vedere come le due se la fossero cavata dietro e davanti la macchina da presa in un’opera prima sulla carta davvero interessante.
In effetti il loro contributo alla causa a conti fatti ha rappresentato un’autentica scialuppa di salvataggio che ha consentito a questo horror psicologico dagli accenti soprannaturali di mantenersi comunque a galla nonostante un scrittura efficace a fasi alterne e non sempre lucida nelle intenzioni. La regia della Sutherland dal forte impatto visivo e la convincente performance della Campbell hanno infatti tamponato quelle che sono risultate invece le mancanze e le criticità emerse dalle pagine dello script, quest’ultimo costellato da qualche giro a vuoto di troppo che ha finito con l’indebolire la struttura narrativa e drammaturgica. Criticità che l’hanno appesantita e resa meno efficace sul piano della scorrevolezza del racconto e del suo livello di coinvolgimento emotivo rispetto ai misteriosi e al contempo dolorosi accadimenti che coinvolgono Lennon mentre si adatta alla sua esistenza solitaria in una natura selvaggia, che custodisce le origini di una tragedia che la perseguita da quando era bambina.
Spinta dal bisogno di risposte, la protagonista intraprende così un viaggio attraverso un territorio inquietante, consapevole di una presenza sinistra in agguato che fa assumere al paesaggio toni alieni come già accaduto in un altro film di recente produzione che vede la foresta luogo di inspiegabili sparizioni, ossia The Founder Effect del connazionale Justin MacGregor. Se l’originalità nell’ambientare l’ennesimo horror in una delle cornici più convenzionali, stereotipate e abusate del genere non è il pezzo forte dell’operazione, di contro l’ambiguità tra ciò che è reale e ciò che non lo è che l’autrice è riuscita a trasmettere attraverso la tensione costante e la trasfigurazione dell’ambientazione permette a Lovely, Dark, and Deep di sopperire e risalire la china.

Francesco Del Grosso

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