«È una sfida anche con me stessa»
Si potrebbe dire ‘puntata e vittoria secca’, anche se, nell’occasione dei Golden Globe 2021, attribuiti annualmente dai membri della Hollywood Foreign Press, Laura Pausini è stata candidata: prima nomination e prima vittoria per la miglior canzone originale. Di certo ha puntato su di sé, ha creduto in un sogno e lo ha coltivato con impegno e passione per anni. Così come qualcun altro ha creduto in lei nel corso della carriera e, nel caso specifico, per “Io sì/Seen” da La vita davanti a sé diretto da Edoardo Ponti, con protagonista Sophia Loren.

In seguito a questo riconoscimento, al triplo disco di platino per il suo ultimo album “Fatti sentire” e soprattutto dopo la candidatura agli Oscar 2021, l’artista ha voluto raccontarsi in una conferenza stampa e, credeteci, uno schermo non diminuiva affatto l’emozione e l’entusiasmo che stava provando in quel momento. Laura Pausini è apparsa di una genuinità disarmante – tanto più se si pensa alle ultime tappe raggiunte – e con un desiderio di condividere con i giornalisti e, in generale, con le persone ciò che le stava – e sta – accadendo.
«Dedico questo premio (il Golden Globe, nda) a tutti quelli che desiderano e meritano di essere ‘visti’ e protetti, in particolar modo alle maestranze del mondo dello spettacolo che sono sempre nei miei pensieri. E lo dedico a quella ragazzina che 28 anni fa proprio in questi giorni vinceva Sanremo e mai si sarebbe aspettata di arrivare così lontano. All’Italia, alla mia famiglia, a tutti quelli che hanno scelto me e la mia musica e mi hanno resa ciò che sono oggi. E alla mia bimba che di questo giorno vorrei ricordasse la gioia nei miei occhi, nella speranza che cresca continuando sempre a credere nei suoi sogni. Ringrazio anche Palomar e Netflix che mi hanno accompagnata in questo sogno. Questa nuova nomination stavolta è più travolgente che mai a livello emotivo perché è molto importante anche per il nostro Paese e per la cultura italiana. La canzone e il film sono dedicati alle persone che si sentono perse, abbandonate, senza protezione, uno stato d’animo che conosco e che oggi più che mai vive in molte persone a causa della pandemia; ma la speranza è l’insegnamento che questa canzone e questo film si sono proposti di dare come tema principale, anche per questo, in maniera particolare, ringrazio l’Academy».
Effettivamente, comunque vada (anche se ovviamente incrociamo le dita per lei), ha già segnato la storia cinematografica: è la prima volta che una canzone totalmente cantata in italiano vince il Golden Globe ed è candidata come ‘Best Original Song’ agli Oscar.
«Mi viene la pelle d’oca se ci penso. Nel film Sophia interpreta una donna sopravvissuta all’olocausto ed è innegabile la tenerezza di questa storia. In questo film c’è cuore e cervello, non ci sono pregiudizi razziali e culturali» e sono anche questi messaggi che dovremmo portarci con noi e rilanciarli.
La cantante non ha lesinato momenti di grande commozione e si è raccontata come un libro aperto: «Mi sento bisognosa di tanta positività in questo momento. Io non so che cosa abbia di particolare la mia vita e da quando ho vinto Sanremo 28 anni fa mi chiedo perché. Da quel giorno è nato il desiderio di non accontentarmi mai.
Come un’atleta, impegnata e disciplinata, ho sempre cercato di fare il meglio che potevo, ma vincere un Golden Globe e poi arrivare a questa nomination sono cose talmente più grandi di ogni mio sogno. Mi sento così piccola di fronte a cose cosi grandi, è una sfida anche con me stessa. È un mio dovere non arrendermi. I premi sono bellissimi, ma significano sempre ricominciare o cominciare qualcosa di nuovo, non vuol dire essere arrivati. Ogni tanto mi spaventano perché non so se ne sono in grado o se ne sia all’altezza. Sono una donna che, dentro di sé, ha molte cose di quella ragazzina di Sanremo».

La composizione musicale è stata scritta da Diane Warren (ha ricevuto ben 12 nomination agli Oscar, tra i suoi più grandi successi, ‘Because You Loved Me’ di Céline Dion e ‘I Don’t Want to Miss a Thing’ degli Aerosmith) – ed è la prima collaborazione della Pausini con la pluripremiata compositrice statunitense così com’è la prima collaborazione anche con Bonnie Greenberg (music supervisor di film come Tutto può succedere, il cult Il matrimonio del mio migliore amico e The Mask). Per il testo italiano ha rinnovato il connubio con Niccolò Agliardi, uno dei più assidui coautori di Laura.
Nel corso dell’incontro stampa, la Pausini ha voluto raccontare come questa avventura abbia avuto inizio: «Quest’estate mi ha chiamato Diane Warren e mi ha parlato di questa canzone e di questo progetto. Edoardo Ponti mi ha poi mandato il film e, dopo averlo visto, ho deciso subito di voler cantare questo brano. È importante trovare un’affinità anche personale quando si guarda un film del genere e io mi riconosco completamente in questo racconto. Mi sono entusiasmata e, da lì, è nata una vera e propria collaborazione che mi ha fatto innamorare di questo progetto. Mi sono sentita completamente coinvolta, mi sono messa a disposizione del film e questo mi ha fatto vivere un’esperienza mai vissuta. In più, questo brano, arriva in un momento importante del lungometraggio, per comunicare qualcosa di preciso. L’inglese crea suoni molto gradevoli e tradurli in italiano è impossibile. Il testo, però, è il punto focale di questa canzone. Ci siamo confrontati con Edoardo e poi l’ho registrata in Romagna. Ho aspettato tanto prima di fare una colonna sonora proprio perché volevo emozionarmi così. Questo film racconta di due persone e, più in generale, di incontri che possono cambiare la vita, che possono salvarla e questo mi emoziona tantissimo». In qualche modo si può affermare che questo sia avvenuto anche alla Pausini. «Da Agosto 2020 ad oggi sono entrata a far parte di una grande famiglia che non mi ha solo chiesto di essere la voce della canzone principale, ma ha creato un gruppo di persone che si sono dedicate con passione e dedizione nella creazione artistica di questo film. Tutti ci siamo messi a disposizione del messaggio che vogliamo portare dall’Italia nel resto del mondo. Voglio ringraziare Sophia, Edoardo, Diane, Niccoló, Bonnie e tutto il team de La vita davanti a sé perché ho scoperto un nuovo modo di scrivere e di essere diretta nell’interpretazione del canto che, normalmente faccio per mia scelta, in completa solitudine».

Un passaggio ci ha colpiti ulteriormente comunicandoci quanto questa donna e artista sappia avere i piedi ben piantati per terra, ma al contempo continuare a sognare: «Mentre all’estero tutto questo successo è vissuto come normale, qui in Italia è come se mi sentissi sempre responsabile. Come se dovessi spiegarlo anche a me stessa. Nel nostro Paese ho paura, invece all’estero non ne ho, ma solo qui i fan mi hanno permesso di fare gli stadi. L’estero mi ha formato come donna, forse, più che come risultati: gli stadi e i numeri li faccio qui, non all’estero. Sono orgogliosa di essere italiana e di vivere questo momento così emozionate con voi». Ha tenuto ad aggiungere un pensiero molto profondo e intimo: «Normalmente non preparo discorsi per l’eventuale vittoria, ma stavolta ho iniziato a pensare di scrivere qualcosa… sarebbe il discorso più importante di tutti. Dedico questa nomination al mio babbo perché ho cominciato con lui a casa quando ero piccola. Ha lavorato tanti anni nelle orchestre e, quando ero adolescente, ha tentato la carriera di piano bar da solo. Una scelta che era una sfida. A me piaceva guardarlo mentre provava nel garage, lì ho conosciuto la musica e lì ho capito perché è importante per le persone. Non mi ha mai detto che dovevo cantare, forse ne era convinto e ha aspettato. A otto anni mi chiese cosa volessi come regalo e gli risposi il microfono. Da allora abbiamo cominciato qualcosa di unico insieme.

Il mio babbo mi ha sempre detto che i miei sogni erano troppo piccoli, ma davvero non ho mai nemmeno pensato di andare a Sanremo. Il mio principio resta la musica. Spero che questa nomination, in un momento in cui è tutto cosi contrastante, sia un regalo per tutti gli italiani. Anche per chi non mi segue. È qualcosa che va al di la di me e del mio nome».
In attesa della notte degli Oscar 2021 vogliamo concludere con queste sentite parole di Laura Pausini «Oggi più che mai non possiamo sederci, dobbiamo continuare a farci sentire. La cosa più importante che abbiamo è l’arte e tutto il mondo ce la riconosce. Penso a tutti gli artisti, dagli scultori ai pittori, non possiamo arrenderci perché è l’arte che ci salva. Per alcuni è la musica, per altri un film o una scultura. Questo lockdown ci ha dimostrato quanto sia importante rifugiarsi nella musica, nel cinema, nei libri. In molti casi ci ha fatto piangere o tirare un sospiro di sollievo. Tutto questo è nato in Italia».
Maria Lucia Tangorra