Ragazze perdute
Le giovani d’oggi e i loro problemi esistenziali. Una tematica tutt’altro che semplice, quella affrontata da Sara Petraglia (figlia di Sandro) nel suo esordio dietro la macchina da presa. E di questo gliene diamo subito atto. Poi ci sarebbe anche la descrizione di tale microcosmo, fatto di amori soffocati, sigarette fumate in modalità no stop, cocaina sniffata durante notti il più delle volte insonni. E allora sarebbe stato lecito pretendere un qualche sforzo maggiore, soprattutto a livello di sceneggiatura vista anche l’eredità paterna. Anche lo script sempre opera di Sara Petraglia, ovviamente. Probabile che l’esordiente parli di faccende che conosce da vicino. Molto facile che, nel realizzare un’opera prima, la prima cosa che si faccia sia quella di guardare attorno al proprio ombelico, in senso figurato. Allora però si dovrebbero muovere un tantino all’indietro le lancette del tempo, guardando ad esempio al Nanni Moretti di Ecce Bombo (1978) fino a cercare qualche domandina da porsi ai personaggi per l’informazione del pubblico.
Dispiace che ne L’albero – presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma 2024 – si diano un po’ troppe cose per scontate. Verissimo che il nostro martoriato paese stia vivendo una crisi ormai dilatata da troppi anni, eppure ciò non giustifica un lassismo imperante in cui la parola d’ordine sia quella di pensare all’oggi senza la minima progettualità per il futuro. Oltretutto, dal punto di vista spettatoriale, non è esattamente il massimo del divertimento accompagnarsi all’ora e mezza circa di proiezione tra tormenti sentimentali leniti da droghe varie e alcool. Sarebbe stato più sensato guardare, senza compromessi, al cinema realistico di Claudio Caligari, consentendo a L’albero di lasciare un’impronta emotiva di quelle che non si dimenticano. Al contrario Sara Petraglia assolve le sue ragazze mettendole già a priori sul piano delle vittime e perciò comprendendo appieno, da bonaria “sorella maggiore”, ogni loro comportamento.
Alla fine arriva persino un twist – che non riveleremo – il quale dovrebbe rimettere in discussione tutto l’impianto narrativo sin a quel momento esplicato dal film; tuttavia l’effetto è quello di una nota stonata, che magari avrebbe dovuta essere aggiunta con molta più attenzione e preparazione.
Tra i pregi evidenti da annoverare Sara Petraglia azzecca sicuramente il cast (Tecla Insolia e Carlotta Gamba riescono ad essere impeccabili nel ruolo delle protagoniste) e molte inquadrature di una Roma nascosta e minacciosa. Non certo una metropoli per giovanissime. Purtroppo nel bilancio totale ci si deve fermare a questo, nella speranza che Sara Petraglia maturi come regista al pari delle sin troppo arrendevoli fanciulle che si lasciano ammirare nel corso della visione de L’albero.
Daniele De Angelis