E tra le nebbie del tempo, una tragedia
Tra gli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento nell’allora Cecoslovacchia i comunisti operarono grandi purghe contro quei gruppi di persone non allineati al nuovo regime. Tra questi vi furono anche i cristiani. In particolare gli ordini religiosi crisitani furono oggetto dell’Azione K (Akce K), volta ad estirparli completamente dal territorio cecoslovacco. È su questo episodio che si concentra l’attenzione del regista ceco Zdeněk Jiráski in questo suo nuovo lungometraggio, dal titolo Kryštof, presentato in concorso al 40° Bergamo Film Meeting.
Confermando di essere un autore di grande personalità ed eleganza Jiráski affronta una delle pagine più drammatiche della storia del suo paese senza nascondere nulla a sé stesso ed al pubblico e sforzandosi di mettere in scena un racconto che non fosse semplicemente la lamentazione di un dolore patito. Ed è probabilmente a questo atteggiamento ieratico e mai patetico che la pellicola deve molta della sua forza. Quello al quale ci troviamo davanti è un film di grandi ed espressivi silenzi, nel quale le parole pesano come pietre. È nei silenzi e negli sguardi, infatti, che troviamo le parti più significative nel descrivere le situazioni ed i personaggi. Un sapiente uso del silenzio che si evince anche dalla direzione degli attori, chiamati a recitare soprattutto con lo sguardo. A ciò, nell’evidenziare le grandi qualità della regia, si somma il contributo di montaggio e colonna sonora nel creare un’atmosfera di tensione e minaccia costante. La scena nel cinema, che riporta alla mente una molto simile ne Il sipario strappato di Hitchcock, testimonia la bontà nell’uso della tensione. Tutto ciò bene riesce a restituire l’atmosfera in uno stato di polizia, dove una parola detta al momento od alla persona sbagliata può equivalere ad una condanna e forse nemmeno il silenzio riesce più ad essere una difesa sufficiente. Molti di coloro che vissero nei paesi del Patto di Varsavia ancora oggi ricordano di come fosse difficile fidarsi abbastanza di qualcuno per poter parlare apertamente e si fosse sempre immersi in una opprimente cappa di tensione perenne.
Anche se il male risulta, come sempre, più visibile, i temi al centro di Kryštof appaiono essere la fede, la speranza ed il sacrificio. Più che sulla crudeltà è un film sulle persone di buon cuore che si oppongono ad essa. C’è in questo un filo di speranza lasciatoci dalla pellicola, la speranza che davanti al male ci sarà sempre qualcuno ad opporsi. Una speranza però che si perde tra le nebbie, metaforiche e reali, della storia. Vale la pena sottolineare la grande interpretazione di tutto il cast, che annovera certo alcuni dei nomi migliori del cinema ceco, che ben sanno calarsi nei personaggi per restituire loro umanità e complessità, facendoceli sentire vicini e coinvolgendoci in un grande dramma della storia recente curiosamente dimenticato, ma intorno al quale le nebbie dell’oblio sembrano finalmente aprirsi, anche grazie al film di Zdeněk Jiránski.
Luca Bovio