Epicità e purezza del karate dai contorni irresistibilmente kitsch
Proiettato in anteprima alla Casa del Cinema di Roma alla presenza del regista, della sceneggiatrice Rossella Drudi e di parte del cast, emoziona l’ultimo film di Claudio Fragasso, Karate Man, che è in sala dal 26 maggio e successivamente sarà disponibile in streaming sulle piattaforme, ispirato alla vera storia del protagonista Claudio Del Falco, campione di karate affetto da diabete fin da bambino che ha trovato nello sport la cura per corpo e anima.
A dispetto del titolo, Karate Man non è il classico action movie sulle arti marziali, ma piuttosto un mix tra l’anima pura ed eroica della disciplina del karate ed una più cartoonistica e macchiettistica, a tratti persino kitsch, destinata ad un pubblico giovane ma che diverte a tutto tondo. Il film narra la storia vera ma romanzata di un bambino che attraverso lo sport ha trovato la forza di convivere con la malattia e che è riuscito a diventare un campione nonostante questa; un racconto che vuol essere un esempio per le nuovissime generazioni ma tocca il cuore anche delle precedenti.
L’intensità di interpretazione del protagonista, Claudio Del Falco, è quella che dà luce all’intero scorrere della pellicola (termine ormai desueto ma nostalgicamente vivo); nel suo sguardo, dolore e risolutezza convivono incessantemente durante gli incontri di karate e della vita, tra presente e passato, tra l’onirico ed il reale, mentre stilisticamente colore e bianco e nero si alternano a delineare lo scorrere degli eventi contrapposto all’epicità della lotta. Accanto al protagonista, l’amico Stefano Maniscalco, campione mondiale di karate sullo schermo e nella vita, che lo aiuterà a prepararsi per l’incontro decisivo di blind fighting contro il campione di MMA Michele Verginella e gli usurai che hanno acquisito con il ricatto la sua palestra (lo Sporting Village che è anche sponsor del film) dall’amico ed allenatore Valerio, interpretato dal bravo Marco Aceti, che ricordiamo recente attore protagonista negli horror italiani La Casa del sabba e Lettera H, qui in un ruolo inedito e tutt’affatto differente.
Se Claudio, Stefano, Michele, interpretano al meglio se stessi e la loro realtà di campioni (ma ricordiamo che Claudio è figlio d’arte: sua madre, Olimpia Cavalli, lavorò con Totò), i bravi attori scelti da Fragasso per affiancarli contribuiscono a dare spessore alla storia; dal già citato Marco Aceti al giovane Gianluca Potenziani, unico personaggio realmente negativo della storia, nella sottotrama della violenza sulle donne, dal verace Stefano Calvagna (ndr: il figlio Niccolò interpreta Claudio bambino) alla macchiettistica coppia di usurai affiancati da una improbabile gothic hacker, caratteristi delineati con curato senso kitsch e dall’effetto volutamente ‘cartone animato’.
Nel complesso, Karate Man riassume in sé molte delle suggestioni degli anni 70 e 80; sin dai titoli iniziali, dalla grafica tipicamente fumettistica, che riportano alla memoria i film di Bruce Lee ma anche Karate Kid, alla musica di Demo Morselli, tra il pop e il ritmo dance degli anni 70, con armonie che richiamano l’oriente ed i film di John Woo ma anche l’epicità di Rocky. Lo stesso Claudio, nella sua quotidiana lotta con la malattia e la morte, rappresenta se stesso come il suo eroe, Iron Man; rinato come lui a nuova vita grazie ad un congegno artificiale (un cuore per l’eroe della Marvel, un dispositivo per il controllo glicemico per il campione), vive appieno ogni giorno, riequilibrando se stesso attraverso lo sport e mantenendo intatta la purezza di un bambino.
Michela Aloisi