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John Wick 3 – Parabellum

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VOTO: 6.5

Scomunicato

«Si vis pacem, para bellum». Quale locuzione latina tra quelle ancora di uso comune se non questa è più appropriata per riassumere alla perfezione cosa e chi dovrà affrontare John Wick nel terzo capitolo della saga cinematografica a lui dedicata. Se vuole la pace, infatti, il protagonista dovrà prepararsi e poi affrontare una guerra a tutto campo, senza regole e senza esclusione di colpi. Fin dal suo propulsivo inizio, infatti, in John Wick 3 – Parabellum il tempo scorre implacabilmente contro il super-assassino che si era ritirato dalle scene. In medias res ci ritroviamo catapultati al suo seguito, in compagnia dell’inseparabile cane, claudicante, sotto una pioggia battente, tra le strade impietose della Grande Mela. Lo ritroviamo laddove lo avevamo lasciato due anni fa, in procinto di essere dichiarato “scomunicato”, cioè privato dei servizi di protezione della Gran Tavola, l’associazione segreta mondiale dei criminali che impone il codice degli assassini. L’azione riprende proprio da lì con Wick in fuga per due ragioni: una taglia di 14 milioni di dollari e per aver infranto una delle regole fondamentali, uccidere qualcuno all’interno dell’Hotel Continental. La vittima era un membro della Gran Tavola che aveva posto la taglia su di lui. John avrebbe dovuto già essere stato eliminato, ma il manager dell’Hotel Continental gli concede un’ora di tempo prima di dare il emanare l’editto mortale. John dovrà cercare di restare vivo, lottando e uccidendo, in cerca di una via d’uscita da New York City. Prima non aveva mai dovuto affrontare così tante minacce simultanee pronte a mettere fine alla sua esistenza. I nemici sono ovunque, ma ciò lo guiderà fino ai confini della terra durante la sua ricerca di un riscatto personale.
Come avrete facilmente intuito dalla sinossi è di una caccia all’uomo che si tratta, per cui non aspettatevi altro che non sia questo dalle due ore e passa di timeline. Nel mentre vedremo le posizioni dominanti ribaltarsi, trasformando l’uomo da cacciatore a preda e di nuovo a cacciatore. Nulla di più quindi di uno scontro frontale di un soldato che va in guerra contro il mondo. Questo ci dà la possibilità di andare in posti nuovi (tra cui Casablanca e il deserto), approfondire a il suo viaggio personale ed espandere le storie degli altri personaggi. Le sfide emotive sono legate alle quelle fisiche, in quanto Wick, nei panni del quale ritroviamo Keanu Reeves, è costretto a chiedere aiuto e fare affidamento sui favori dai quali voleva sfuggire. Sta ancora cercando l’assoluzione – ma nel frattempo, quasi tutti stanno cercando di ucciderlo, quindi deve tornare ad essere quella persona che non vuole essere pur di sopravvivere. La pellicola, firmata ancora una volta da Chad Stahelski, porta alla luce di più sulla Gran Tavola, che funziona anche come una sorta di sistema di giustizia criminale. Come una svolta moderna sulla tavola rotonda di Re Artù, i brutali esecutori di tutto il mondo criminale sono tenuti sotto controllo da un codice d’onore fedele e da una potente élite che infligge punizioni.
John Wick 3 è di conseguenza un capitolo di transizione e non lo showdown come si poteva immaginare. Come in una partita di poker si assiste a un rilancio che metterà la pietra tombale sull’ipotesi di una trilogia. Fatevene e facciamocene una ragione. Non diremo altro. Ciò che possiamo affermare senza pericolo di spoiler e di smentite, invece, è che a giudicare da quanto visto sullo schermo (dal 16 maggio in Italia con 01 Distribution) sono evidenti i due passi indietro rispetto al precedente in termini di scrittura e uno in avanti dal punto di vista della confezione. Anche se la carne messa sul fuoco sembra tanta, la componente drammaturgica e narrativa è ridotta al minimo indispensabile e alla pari della one line del personaggio principale resta un canovaccio utile solo a giustificare lo show balistico e marziale di grandissimo impatto visivo che scorre davanti agli occhi dello spettatore di turno. Non c’è dubbio sul fatto che sin dal primo capitolo, a suo modo e grazie al lavoro dietro la macchina da presa di Stahelski, il progetto ha segnato un nuovo livello per quanto riguarda i film d’azione oltreoceano. In questo energico mondo di assassini mercenari, il pubblico di tutto il mondo ha sperimentato la forza delle sequenze di combattimento incredibilmente autentiche, quasi come delle danze frenetiche, che hanno spinto al limite la realizzazione pratica del film. In John Wick 3, per velocità di esecuzione, spettacolarità e mix di azione e humour nero, la resa strizza ai modelli del cinema action made in Oriente, in particolare a quelli partoriti da Hong Kong, Thailandia e Corea del Sud. Scene come le fughe dal castello di Casablanca, in moto e a cavallo, oppure i combattimenti uno contro tutti nella scuderia, nel deposito armi e il lunghissimo epilogo all’interno dell’Hotel Continental, vanno in quella direzione e da sole valgono il prezzo del biglietto. Una cosa è certa non provate minimamente a contare il numero di cadaveri e di bozzoli lasciati a terra al passaggio di Wick, perché è impossibile. L’arduo compito lo lasciamo al Guinness World Records.

Francesco Del Grosso

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