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Astrid

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VOTO: 7

Biografia di un mito

Doppia, in questa 8a edizione del Nordic Film Fest, la presenza sullo schermo di Astrid Lindgren, la più amata scrittrice svedese: la sua storia viene raccontata infatti in due film, Becoming Astrid di Pernille Fischer Christensen ed il documentario Astrid di Kristina Lindström. Se il primo ci fa conoscere la creatrice di Pippi Calzelunghe prima di Pippi, il documentario ripercorre l’intera vita della scrittrice, incorniciandola con delicati petali di tiglio che cadono, che aprono e chiudono l’intera narrazione, mentre ricorre frequente la canzone di Astrid e suo marito Sture, “Il mio tiglio suona il mio usignolo canta”.

Un documentario, questo della Lindström, accurato e coinvolgente, un racconto moderno che mesce perfettamente materiale d’epoca e più recente, mostrando le diverse sfaccettature della vita della scrittrice svedese. La vita di Astrid prima di Pippi, il matrimonio con Sture Lindgren, la sua terza vita come scrittrice famosa impegnata politicamente sempre a favore dei bambini; perché, sostiene, “dicono che amo tutti i bambini. Non è vero. Io amo pochi bambini. Ma li rispetto tutti.”

Astrid Anna Emilia Ericsson nacque, seconda di quattro figli, a Vimmerby, nella regione dello Småland, nella Svezia meridionale, dove trascorse la sua infanzia nella fattoria di famiglia. Un’infanzia serena, che sarà poi la principale fonte di ispirazione per i suoi libri. La sua vita cambia quando inizia a lavorare al giornale locale, intrecciando al contempo una relazione con il suo direttore, un uomo sposato impegnato in una difficile causa di divorzio. Da questa relazione nascerà il figlio Lars, che Astrid partorirà segretamente in Danimarca e che lascerà in affidamento li per quasi tre anni, prendendolo con sé solo quando la madre affidataria, ammalatasi, non potrà più averne cura. Episodio che segnerà profondamente la sua vita e quella di suo figlio Lasse, con cui avrà sempre un rapporto difficile. La gravidanza e la paura dello scandalo portarono Astrid a trasferirsi a Stoccolma, dove troverà impiego come segretaria ed incontrerà l’uomo che diverrà suo marito, Sture Lindgren. Ecco, da qui il documentario Astrid si allontana dal biopic Becoming Astrid, entrando in profondità nella vita della scrittrice.

Il matrimonio con Sture e la famiglia creata con lui, il figlio ritrovato Lasse e la figlia della nuova coppia Karin, trasformerà la vivace e creativa Astrid in una casalinga. Ma l’amore da favola mostrato nel biopic viene qui mostrato nella sua interezza; Sture si dimostrerà un marito irrequieto, attratto dal bere e dalla novità, tanto da far vacillare il loro matrimonio. Ma la forza della scrittrice terrà unita la famiglia fino alla morte prematura dall’amato marito. Nel frattempo però, Astrid ricomincerà a scrivere. Creerà Pippi inventando una storia per la figlia Karin malata di polmonite, e sarà l’inizio della sua terza vita. Oltre a Pippi, la Lindgren è autrice tra l’altro de “Il libro di Bullerby”, “I fratelli Cuordileone”, “Kalle Blomkvist”, “Il “grande” detective”; nei suoi scritti, ritroviamo la spensieratezza della sua infanzia in campagna, il suo spirito ribelle ed anticonformista. Pippi per carattere è Astrid; mentre la sua storia rappresenta lo specchio del tempo in cui fu scritta, quando nel resto del mondo infuriava la guerra ed i genitori lasciavano figli orfani e soli. Dalla parte dei bambini, sempre. Ed i bambini ricambiavano il suo amore, ne sono testimoni le migliaia di lettere che Astrid riceveva dai suoi piccoli fan; con una di loro, Sara, intesse anche una lunga corrispondenza epistolare, la cui sostanza viene raccontata dalla stessa Sara, cresciuta, nel documentario.

Ma il film della Lindström mette in luce anche una parte misconosciuta della vita della Lindgren: il suo impegno politico, a favore del quale la scrittrice utilizzò la sua fama mondiale. Ricorda la stessa autrice che, narrando la favola di Pomperipossa in Monismania, nella quale denunciava un’ aliquota pari al 102 per cento del reddito, era riuscita a far cadere il governo socialdemocratico dell’epoca. Ma accanto a quello politico è l’impegno sociale quello cui Astrid tiene maggiormente. E la sua vittoria più famosa è ancora una volta a favore dei bambini: riuscì infatti a far bandire le punizioni corporali sui piccoli.

Diventare mamma a 18 anni, dover lasciare suo figlio alle cure di una madre affidataria, il difficile rapporto ricucito con il piccolo Lars, del cui temporaneo abbandono non si è mai perdonata, sono parte fondamentale della sua intera opera di scrittrice. Nelle sue parole, nei suoi ricordi, Astrid Lindgren ammette che senza quell’esperienza, senza quel dolore, le sue storie non avrebbero avuto la stessa forza. Suona il mio tiglio, canta il mio usignolo; e mentre cadono lievi i petali, si chiude l’affascinante storia di Astrid; ma non quella del suo alter ego Pippi.

Michela Aloisi

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