Andate e ritorni
La selezione dei lungometraggi prodotti nell’ambito di Biennale College Cinema e presentati in anteprima mondiale sia fisicamente che virtualmente (nella sala web di MYmovies ONE) alla Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica hanno in questa 81esima edizione una netta prevalenza femminile. Tre dei quattro film realizzati nell’ambito del programma di sviluppo creato ormai dodici anni or sono dalla kermesse lidense per supportare autori e autrici emergenti sono stati infatti diretti da registe. Uno di questi è Január 2, opera seconda di Zsófia Szilágyi, già dietro la macchina da presa del pluripremiato Egy nap, un dramma intenso e toccante che porta lo spettatore in una giornata della vita di una madre, presa nella frenesia del quotidiano, tra lavoro, casa e figli. Esordio, quello del 2018, al quale la cineasta magiara ha voluto dare un seguito tornando ad affrontare temi come la maternità, ma soprattutto la complessità e la fragilità dei legami familiari e affettivi. Legami che nel caso della nuova pellicola della Szilágyi si sfaldano e vanno letteralmente in frantumi a causa di una dolorosa quanto lacerante separazione di una donna dal marito con il quale ha avuto dei figli. Lo strappo porta la parte femminile della coppia, tale Klára a lasciare la sua abitazione, dalla quale ha moltissime cose da portare via. Per farlo saranno necessari diversi viaggi, per l’esattezza sette, e ad aiutarla verrà in soccorso l’amica Ági e la sua macchina.
Come nel precedente film, anche in Január 2 l’arco narrativo del racconto si consuma nel lasso di tempo di 24 ore. Limite temporale entro il quale le due donne porteranno a termine un trasloco faticoso tanto fisicamente quanto psicologicamente, nel corso del quale emergeranno dettagli delle vite di entrambe. Tecnicamente siamo dunque al cospetto di un road movie in cui i personaggi fanno lo stesso percorso in entrambe le direzioni, ma sebbene prendano sempre la stessa strada, andata e ritorno, ogni volta quello al quale si assiste sullo schermo è un viaggio diverso. Ogni volta che affrontano il tragitto infatti qualche tassello in più si va ad aggiungere in termini informativi, relazionali ed emozionali al puzzle, fino a dare una visione completa di una situazione assai complessa. Si tratta di una successione di loop, l’uno però differente dall’altro, che scorrendo cronologicamente in maniera lineare dona forma e sostanza a un racconto microrealista di una separazione. Di queste la Settima Arte ne ha mostrate tante e con esse le drammatiche conseguenze, basta pensare a quel capolavoro di Scene da un matrimonio di Ingmar Bergman o CinquePerDue – Frammenti di vita amorosa di François Ozon. In questo film della regista di Budapest assistiamo però ad un’ulteriore lettura che risulta decisamente originale. Originalità che risiede nel punto di vista e nella prospettiva terza dalla quale viene raccontato il tutto, che non è quello della coppia in rottura bensì della migliore amica della moglie. Ma l’autrice va anche oltre non dando la centralità assoluta alla fine del matrimonio, spostando il fuoco sulla relazione tra le due amiche, qui interpretate dalle bravissime Csenge Jóvári e Zsuzsanna Konrád. Veniamo infatti immersi in una situazione in cui la separazione diviene occasione per scrutare le reazioni degli esseri umani, a cominciare da quella che lega le due protagoniste.
Január 2 trova quindi nella scelta della prospettiva inedita e nel modo quasi documentaristico di metterla in quadro con una cinepresa a mano costantemente attaccata ai personaggi i propri punti di forza. Laddove invece l’opera appare più deficitaria è nell’eccessiva verbosità dei dialoghi e nella reiterazione di alcune situazioni che appesantiscono e rendono meno fluida la fruizione. Lavorare più sui silenzi, gli sguardi e la fisicità, oltre che asciugato alcuni passaggi in tal senso avrebbe reso più scorrevole la narrazione e più efficace la sua trasposizione, valorizzando l’idea di partenza.
Francesco Del Grosso