Sotto altre (s)vesti
Con lo short Queen Kong, Monica Stambrini ha dimostrato non poco tempo fa che un’altra via lontana dai canoni del porno mainstream esiste, plasmando e approcciando cinematograficamente e artisticamente quello che per “natura” è considerato come un prodotto destinato a “uso e consumo” di un pubblico di soli adulti. Così facendo, si è cambiata la prospettiva tanto quanto lo sguardo sull’oggetto audiovisivo di turno, ma anche la destinazione e la fruibilità dell’oggetto stesso. Di fatto, a cadere sono gran parte delle barriere (tranne ovviamente quelle che ne vietano la visione alle fasce al di sotto della maggiore età), quelle che impedivano a un certo modo di concepire la cinetica di arrivare a una platea più eterogenea e vasta. Non che in passato, seguendo altre traiettorie, non vi siano stati tentativi ed esperimenti volti allo sdoganamento, come ad esempio il cult Gola profonda, UncuT – Member Only o quelle pellicole che davano ampio spazio nel rispettivo découpage a scene di sesso esplicite (vedi la Director’s Cut di Nymphomaniac, Théo et Hugo dans le même bateau, Love 3D, il disturbante L.A. Zombie o il censuratissimo Romance di Catherine Breillat), ma stavolta il progetto della cineasta campana pare, a giudicare dallo spirito e dalla convinzione che lo traghettano, non essere l’ennesima iniziativa estemporanea.
La riprova ci viene da ISVN – Io sono Valentina Nappi, il docu-film con il quale la Stambrini continua la collaborazione con la nota pornostar nostrana, che ha avuto il suo battesimo di fuoco nel concorso della terza edizione del FISH&CHIPS International Erotic Film Festival di Torino. A differenza del cortometraggio, questa volta la cineasta napoletana sceglie di puntare sul realismo e su un plot scarnificato, dedicando alla popolare attrice hard di Scafati un piccolo e sentito omaggio. Il titolo è di suo una dichiarazione d’intenti di quello che da lì a qualche minuto andremo a vedere sul grande schermo. L’intento dell’autrice è quello di consegnare allo spettatore di turno un breve ritratto e non una classica biografia, capace in poco meno di un’ora di restituire alla platea una Nappi sotto altre (s)vesti.
ISVN – Io sono Valentina Nappi, però, non ha alcuna intenzione di consegnarci un’immagine diversa del soggetto in questione, al contrario rivendica e ribadisce la posizione dell’icona pornografica italiana del momento. A fare la vera differenza, semmai, sottraendo di fatto il film alle sabbie mobili dell’auto-erotismo (e non solo) domestico, sono le sfumature. In tal senso, l’attrice hard resta e l’incipit in taxi lo conferma senza esitazione alcuna, con l’interprete che controlla il suo profilo sul cellulare per poi, dopo essere giunta a destinazione, lasciarsi andare alle immancabili acrobazie dentro e fuori dal letto. La cornice di questa sorte di instant-movie in presa diretta, quasi interamente improvvisato in un’unità spazio-temporale lineare, è il laboratorio romano dell’artista Corrado Sassi, dove la protagonista viene ospitata per la notte e si intrattiene per alcune ore con l’amico di vecchia data Lorenzo. Dopo un divertito e stuzzicante confronto verbale tra i due, ne nasce un lungo, delicato, tenero, passionale, ma mai volgare rapporto di piacere reciproco, in uno scambio prolungato di corpi avvolto dalle luci colorate a intermittenza e accompagnato ritmicamente da una pregevolissima colonna sonora che accoglie i brani di Bello Figo, Le Luci della Centrale Elettrica ed Heroin in Tahiti. La sfumatura sta dunque nell’aver materialmente aperto una breve finestra nella vita e nella quotidianità di una pornostar, mostrando al pubblico, non il rovescio della medaglia, bensì le sfaccettature caratteriali di una donna e non di un “personaggio costruito” per esigenze mediatiche e professionali, attraverso momenti di reale e non simulata intimità. Il merito della Stambrini è proprio quello di esserci riuscita.
Francesco Del Grosso