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Inverno

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VOTO: 8.5

La giostra della vita

Noi “cineclandestini” ci siamo imbattuti spesso, nel corso di un’estate che lentamente ha cominciato a riproporre cinema in sala o presso altri spazi adeguati, in Inverno di Giulio Mastromauro: il cortometraggio salito all’onore delle cronache, per aver vinto il David di Donatello nella sua categoria. Ma tanti altri riconoscimenti sono ben presto arrivati. E con essi la conferma di quanto valga questo giovane autore, che seguiamo con interesse da anni e che finora ha saputo sfruttare al meglio le potenzialità del cinema breve, indirizzandole verso racconti armonici, delicati, irrorati di sentimenti veri e profondi. Ne è un esempio Nuvola, datato 2015, che ci è rimasto a lungo nel cuore.

Come si era accennato all’inizio, questa è stata anche l’estate di Inverno, se il lettore vuole concederci questo piccolo paradosso temporale. Il corto si è infatti palesato una prima volta a chi scrive il 14 luglio scorso in un cinema di Roma, durante una serata organizzata dalla FICE e ribattezzata Cortometraggi che passione!
Nella circostanza abbiamo apprezzato non soltanto il lavoro registico di Giulio Mastromauro, ma anche la meritoria attività portata avanti da lui e dai suoi partner creativi attraverso Zen Movie: piccola, ingegnosa ed assai vivace distribuzione, cui potevano essere ricondotti ben tre dei lavori mostrati in tale occasione. A confrontarsi con l’Inverno fuori stagione sono stati subito dopo Francesco Del Grosso e Maria Lucia Tangorra, inviati della nostra testata al  Prato Film Festival, dove il corto ha fatto en plein facendo incetta di premi: Miglior Film, Miglior Regia e Premio ‘Piero de Bernardi’ per la Miglior Sceneggiatura ad Andrea Brusa.
Come per chiudere il cerchio, oggi rivedremo questa breve e toccante opera cinematografica nella serata inaugurale di Videocorto Nettuno.

Il perché di tanto successo? Bravura e sensibilità, volendo racchiudere in una formula il leitmotiv che caratterizza le produzioni cinematografiche di Giulio Mastromauro. Nella fattispecie, la vicenda del lutto improvviso che colpisce una famiglia di giostrai (con al centro la reazione sofferta del piccolo Christian Petaroscia, rivelazione del film coi sui ricci scomposti e la sua naturalezza) adombra trascorsi autobiografici, per essere poi trasfigurata in apologo universale su un sentire e su risposte caratteriali di tale, intensa veridicità.
L’ambientazione precisa, con il greco parlato anche in diversi paesini del meridione italiano a caratterizzarla ulteriormente, fa da cornice ad una interiorizzazione del lutto che assorbe i colori della stagione invernale, trasferendoli sui volti tristi, confusi dei giostrai accomunati dalla dolorosa perdita. Curatissimi fotografia e montaggio, come sempre nei lavori di Mastromauro, ma sono proprio l’equilibrio e l’empatia nel trattare certi temi a far scattare quell’interazione profonda con lo spettatore, che ha reso così speciale tale cortometraggio.

Stefano Coccia

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