Conversando con l’ideatore del “Michele De Angelis’ Horror Picture Show”
Dal 14 al 17 maggio avrà luogo a Roma una lodevole iniziativa destinata a unire, in un sacro impeto, gli appassionati del cinema di genere e tutti coloro che agognano proiezioni in pellicola come boccate di aria fresca, di fronte all’attuale monopolio esercitato dal digitale. Per avere tutte le coordinate di questa manifestazione cinematografica dal piglio resistente, corsaro, incorruttibilmente cinefilo, può essere utile seguire l’aggiornatissima pagina FB, dalla quale abbiamo estrapolato per voi le primissime informazioni:
“Dopo quaranta anni torna il vero cinema, quello in pellicola, al Nuovo Cinema Palazzo.
Grazie all’occupazione della sala avvenuta nel 2011, che ne ha permesso il salvataggio dall’ennesimo scempio e cambio di destinazione d’uso, il Cinema Palazzo è diventato un importante centro di attività culturale sito nel cuore dello storico quartiere di San Lorenzo a Roma; ma la proiezione 35mm è rimasta a lungo un sogno nel cassetto.
Sensibile alla questione della preservazione della pellicola 35mm, richiesta a gran voce da autori come Christopher Nolan e Martin Scorsese, oggi, il pluripremiato regista e produttore indipendente Michele De Angelis ha deciso di aprire le porte della propria collezione privata di film in 35 mm e organizzare una rassegna unica nel suo genere.
Con la collaborazione di Interiora Horror Fest, l’evento, prodotto da Kinoglazorama International e Nuovo Cinema Palazzo, si svolgerà il 14/15/16/17 Maggio 2015 nella gloriosa sala Romana.
Il Michele De Angelis’ Horror Picture Show sarà una kermesse di 4 giorni dedicata all’horror anni 70. Dodici film, che hanno ispirato generazioni di filmmakers come Quentin Tarantino, tornano dopo decenni di assenza dal grande schermo.
Per l’occasione, un proiettore cinematografico ed un nuovo schermo saranno installati nella sala per rendere possibile la manifestazione.
Film divenuti invisibili, trascurati dalle TV, inediti in Home Video e molti assenti anche dal web, torneranno a brillare nel buio dello storico Cinema Palazzo per la gioia di migliaia di appassionati.
Ogni proiezione sarà introdotta da Michele De Angelis con un ospite diverso, scelto tra critici cinematografici, scrittori e registi.
Lupi mannari, vampiri, squartatori e scienziati folli. Bambini killer, possessioni demoniache, reincarnazioni e ferocissime api assassine. Viaggi nel tempo e topi super intelligenti.
Un campionario completo di incubi di celluloide che, nell’era della dominazione digitale, segnano il ritorno ad un celebrato passato; ad una parte imprescindibile della nostra storia.”
La redazione di CineClandestino è fiera di appoggiare una simile iniziativa. E lo farà in modo anche piuttosto diretto, considerando che chi vi scrive figura tra gli addetti ai lavori scelti per la presentazione di alcuni film, che avverrà ovviamente al fianco di Michele De Angelis: più in particolare, vista la predilezione del sottoscritto per il vecchio filone catastrofico e per quegli “animal movies” che imperversavano negli anni ’70, la nostra scelta è ricaduta su Bees: lo sciame che uccide (The Savage Bees), film del 1976 diretto da Bruce Geller. Ma prima che ci si incontri tutti quanti al Cinema Palazzo per gustarci sul grande schermo api inferocite e altre amenità, abbiamo voluto conversare un po’ con lo stesso Michele De Angelis, scoprendo così altri retroscena della sua iniziativa che vi potrebbero incuriosire.
D: Michele De Angelis, parlaci innanzitutto di come è nata e di come è stata portata avanti l’idea del tuo “Horror Picture Show”, spendendo magari qualche parola sullo spazio che ospiterà la rassegna.
Michele De Angelis: Sentivo il bisogno di riportare la gente in sala per una proiezione in 35mm. Sono solo un paio d’anni che il 35mm è scomparso dai cinema, in favore del digitale e già se ne è persa completamente la percezione. Complici anche questi “balocchi” milionari che oggi hanno il coraggio di chiamare film. Farlo in un cinema in disuso mi sembrava la sfida più affascinante. Tutto è stato possibile sia grazie alla partnership con Interiora Horror Fest, che agli occupanti del Nuovo Cinema Palazzo, i quali hanno dimostrato una grande disponibilità ed entusiasmo per l’iniziativa. Il Palazzo chiuse nel 1975 con una proiezione di La notte dei morti viventi. Quale migliore scelta dell’horror anni 70 per riportarlo in vita, anche se solo per 4 giorni?
D: Le proiezioni in pellicola stanno sparendo anche da quei piccoli festival, cui capita a volte di richiedere per le retrospettive copie in 35mm ritenute in buono stato dei film che si vorrebbero proiettare, per poi scoprire che qualcuna di queste copie risulta irrimediabilmente danneggiata. Cosa pensi dell’annoso problema della conservazione delle pellicole, dello stato attuale delle cineteche in italia e all’estero, nonché del ruolo svolto dai collezionisti e da altri privati?
Michele De Angelis: Serve una maggior coordinazione tra le cineteche mondiali, si sta cercando di lavorare in questo senso. I collezionisti privati sono stati fondamentali in alcuni casi. Senza di loro alcuni film sarebbero andati perduti per sempre. Purtroppo per decenni non c’è stata questa idea di preservazione. I film venivano considerati un puro oggetto commerciale, non un’opera d’arte. Una volta finito lo sfruttamento, via. Basti pensare che gran parte del cinema di genere Turco degli anni 60/70 sopravvive grazie a collezionisti di copie 16mm.
D: Il programma del “Michele De Angelis’ Horror Picture Show” presenta per gli appassionati del cinema di genere un bel numero di chicche, di pellicole da riscoprire. Ci potresti fare una breve carrellata dei generi rappresentati e delle proposte cinefile che ritieni più preziose, rare, bizzarre?
Michele De Angelis: Un po’ di tutto, dai topi superintelligenti di Ben, alla parabola socio-politica di Ma come si può uccidere un bambino?. Il film più raro è sicuramente L’altro corpo di Anny, non esiste in video da nessuna parte e non si trova nemmeno su YouTube, una cosa di cui andiamo molto fieri. Ho cercato di fare una selezione ad ampio raggio sul cinema fanta/horror anni 70, con l’unica eccezione di Dovevi Essere Morta che è del 1986. Ho prediletto pellicole difficili da reperire, cose che non trovi al video club (ammesso che ce ne sia rimasto uno) o che se vuoi scaricarti da Internet (Salvini ti colga) non trovi comunque in italiano. Quelli che trovi online di questa rassegna, sono in gran parte inediti su formati digitali, perciò a te la scelta. Fare una sottoscrizione di tre euro che ti consenta di vedere i tre film del giorno, in 35mm su uno schermo di nove metri. Oppure guardarti in una microscopica finestrella del tuo laptop un rip da vhs ultracompresso, solo ed abbandonato nel buio umido della tua stanzetta. Mentre noi ce la spassiamo nel cinema più alternativo d’Europa. Quando poi lo vedrai, capirai perché…
D: Alcuni film saranno presentati in sala da addetti ai lavori che hai ritenuto opportuno coinvolgere nell’impresa. Cosa puoi dirci a riguardo?
Michele De Angelis: Mi piace sempre un approccio storico alle proiezioni. Dare un minimo di contesto ai film che vengono proiettati. Ho invitato persone dal differente background, ma tutte accomunate da una grande passione per il cinema. Non abbiamo bisogno di naysayers o snob radical chic da salotto buono, la cui unica conoscenza di questi film deriva dall’aver sentito mezza volta Tarantino che ne parla. Io li definirei un mucchio selvaggio di Nerd. Nell’accezione positiva del termine.
D: In quanto redattore di CineClandestino e appassionato dei cosiddetti “animal movies” io stesso sono chiamato in causa, per la proiezione di Bees: lo sciame che uccide (The Savage Bees). Vuoi dirci qualcosa a proposito di questo prolifico filone e delle sue peculiarità, nonché sul film in questione?
Michele De Angelis: L’artefice di tutto è senz’altro il grande Irwin Allen a cui si devono le produzioni di L’inferno di Cristallo etc. Irwin aveva una concezione DeMilliana del cinema, the bigger, the better. In questo caso più catastrofi, più intrattenimento. Gli anni 70 erano anche anni in cui il cinema fantastico aveva una grande preoccupazione per le tematiche eco sociali. Penso a 2022 I sopravvissuti, 2000 La fine dell’uomo, 2002 la seconda odissea e così via. C’era la paura che la natura abusata, potesse a sua volta vendicarsi o rifarsi dei nostri scempi. Sull’onda poi del successo planetario di Lo Squalo, si realizzarono tutta una serie di film con protagonisti animali che per un motivo o per l’altro sfuggivano al controllo. Tra i più famosi L’orca Assassina e Grizzly L’orso che uccide di William Girdler, regista a me molto caro di cui proietteremo Manitù lo spirito del male e Future Animals che rientra appieno in questo filone.
Bees, viene tutt’oggi considerato uno dei migliori esempi di questo sottogenere “animali impazziti”. Decisamente migliore del colossal Swarm diretto proprio da Allen. Bees è un film low budget, realizzato per la TV, ma di così alto tasso qualitativo che in Europa fu distribuito nelle sale. Credo che alla gente piacerà rivederlo o vederlo per la prima volta, dato che anche di questo titolo non esiste edizione in video ufficiale.
D: In coda, potresti accennarci qualcosa sul tuo parimenti interessante percorso di regista e produttore? E come ti sei ritrovato a lavorare fuori dall’Italia?
Michele De Angelis: Ho sempre voluto fare il regista per raccontare delle storie. Sono passato anche per la produzione e la distribuzione perché mi piace anche lavorare su opere di altri. Basta che sia cinema, va bene.
Il mio lavoro Doors è molto figlio degli anni 70, gli anni in cui sono cresciuto. Io faccio un tipo di cinema tradizionale e artigianale, molto “old style” che è quello che mi piace di più e che credo essere il più adeguato per comunicare il mio pensiero.
All’estero c’è una maggiore attenzione al talento delle persone, il che non significa necessariamente che non ci sia sfruttamento, ma sicuramente maggiori possibilità. Non hai bisogno di essere “presentato da”, o essere “amico di” per avere una chance. Sono stato trattato benissimo in Spagna e Francia da alcuni festival importanti a cui ho partecipato in concorso con la mia opera. Ero quasi in imbarazzo, visto che poi una volta tornato nel mio paese non usufruisco certo dello stesso trattamento. Purtroppo.
Stefano Coccia