Ritorno alle origini
Tra l’ormai tradizionale Horror Day e altre concentrazioni di film del terrore, tale forma di cinema popolare è stata di casa per anni, a Udine. Ed anche in questo 22° Far East Film Festival migrato per forza di cose sul web non poteva mancare qualche robusta dose di brividi. Alcuni degli horror selezionati per il recente appuntamento festivaliero ci hanno soddisfatto, altri meno. The Closet del coreano Kim Kwang-bin, ad esempio, pur partendo da un assunto non particolarmente originale, si è rivelato un horror psicologico, ed atmosferico, molto ben confezionato, capace di legare possessioni infantili e drammi famigliari a qualche location fatalmente angosciante. Mentre il filippino Sunod, di Carlo Ledesma (nessuna parentela, immaginiamo, con l’ex centrocampista della Lazio), ci ha inizialmente sorpreso grazie a certe peculiarità dell’ambientazione “aziendale”, per diventare poi un po’ troppo concitato e confusionario, nonostante gli “spiegoni” di rito, nella seconda parte.
Non ci stupisce comunque che il miglior horror di questa edizione sia arrivato da Joko Anwar, regista indonesiano che abbiamo già avuto modo di elogiare per Gundala. Passato da giornalista e gran confidenza coi più svariati generi, in un film come Impetigore ha saputo tenerci col fiato sospeso dall’inizio alla fine, rimescolando più volte le carte a disposizione con un mix di trovate grandguignolesche e di fosca, quasi subliminale ironia.
L’incipit del film, tanto per dire, vede la protagonista Maya vittima di una violenta aggressione al casello autostradale dove lavora, che è già di suo una piccola lezione di suspense, degna dei migliori thriller stelle e strisce.
Ma il soprannaturale fin qui è solo accennato, tramite piccole e disturbanti allusioni. Il carattere “misterico” di Impetigore prende forma quando la ragazza e la sua migliore amica Dini, lasciato lo snervante e poco gratificante lavoro statale, decidono di mettersi in proprio e raggiungere il villaggio d’origine della prima, dove pare ci sia in ballo una grossa eredità. In realtà le due, assieme a una vecchia dimora sicuramente imponente, per quanto in rovina, troveranno un ambiente malsano ai margini della foresta, dove ad ogni nuova nascita si accompagnano orribili accadimenti…
Una maledizione pesa insomma sul villaggio e sullo stesso passato di Maya. Nel giocare sui contrasti tra il prologo adrenalinico e questa lenta, inesorabile discesa agli Inferi si confermerà davvero un abile narratore, il nostro Joko Anwar, grazie anche al sottile, perfetto equilibrio trovato tra le soluzioni orrorifiche e lo spessore di un racconto tanto articolato quanto sulfureo.
Stefano Coccia