Il fratello grande
Hide and Seek (Zhuo mi cang) di Jie Liu è un film di produzione cinese del 2016, remake dell’omonimo horror sud-coreano che, prodotto a basso costo e senza grandi nomi nel cast, aveva riscosso un inaspettato successo nel 2013. Il film è stato presentato all’edizione 2017 del Far East di Udine.
Hide and Seek è un horror che racconta una storia di ossessioni seguendo i caratteri del tipico film di genere, ma senza scadere troppo nel già visto e risultando intrigante grazie a certe inaspettate sorprese della trama (oltre all’obbligatorio colpo di scena finale). Il protagonista, interpretato da Wallace Huo, è un uomo di successo, elegante e ossessionato dalla pulizia, con una famiglia perfetta, composta da una moglie bellissima e innamorata e un’adorabile figliola. Questo idillio viene intaccato dalla scomparsa di suo fratello maggiore, ex-galeotto rinnegato dalla società; questo fatto riporta alla luce un passato oscuro, che vuole eliminare nella stessa maniera ossessiva con cui toglie la sporcizia nel locale di sua proprietà e in casa sua. L’uomo decide di trasferirsi nella piccola e fatiscente palazzina in cui viveva il fratello, cercando di capire che fine abbia fatto, e soprattutto se il desiderio di vendetta che lo consuma potrebbe averlo portato a commettere atti ignobili verso i suoi vicini. Fin dal prologo, una terrificante figura in casco e tuta neri da motociclista si aggira seminando terrore; questa figura punta poi a raggiungere la moglie e la figlia del protagonista, che deve contemporaneamente salvare dal proprio fratello la vita che si è costruito, e venire a patti con il segreto che risale alla sua infanzia, motivo dell’astio di suo fratello.
La vicenda di Hide and Seek guadagna molto dalla sua tinta psicologica che lo porta quasi a diventare un thriller psicologico, se non fosse per le molte paurose scene tipicamente “horror” che lo fanno rientrare a pieno diritto nel genere. Tra queste la più notevole è forse quella del prologo, con l’improvvisa apparizione della figura con il casco, e soprattutto le enormi architetture delle palazzine di periferia, una delle immagini più memorabili del film. Molte altre di queste sequenze, curiosamente, sono ambientate in pieno giorno, mentre, soprattutto per le scene di inseguimento, ci si aspetterebbe la cornice della notte; ma l’effetto è ugualmente convincente.
Il tema del fratello maggiore è ironicamente richiamato in quello del “Grande Fratello” orwelliano (tanto che a inizio film la bambina, ascoltando un opinionista tv parlare di Grande fratello, pensa parli di un fratello maggiore): per tutta la durata di Hide and Seek, le telecamere e gli strumenti tecnologici giocano un ruolo fondamentale, mostrandoci l’antagonista e i suoi movimenti, e segnando il confine tra la proprietà privata e il mondo esterno, concetto che nell’ultima parte del film diventa la chiave di volta per risolvere il mistero. Hide and Seek, spesso genuinamente spaventoso, ha al suo passivo alcune scene un po’ goffe e un finale decisamente troppo trascinato; ma per gli amanti del genere e del cinema coinvolgente non troppo ricercato è una visione piacevolissima.
Riccardo Basso