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Fiasco

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VOTO: 7

Ho fatto fiasco?

Cosa determina il senso della propria realizzazione? Quanto della considerazione che abbiamo di noi stessi deriva dal giudizio degli altri e, in particolare, della nostra famiglia?
Tutte domande alle quali è molto difficile trovare una risposta. Ci prova il regista libanese Nicolas Khoury con il suo documentario dal titolo Fiasco, in concorso nella sezione Visti da vicino del 40° Bergamo Film Meeting. Per quanto ci piaccia pensare che non sia così, il giudizio dei nostri famigliari è molto importante nel costruire l’immagine che abbiamo di noi stessi. Questo può essere tanto più vero in una società ancora molto conservatrice come quella libanese, dove anche il celibato in età adulta viene visto con sfavore. Khoury ne è ben consapevole e proprio da qui e dal contraddittorio coacervo di sentimenti ed emozioni che gli si agita dentro parte per realizzare il suo documentario.
Quello al quel assistiamo è un discorso molto intimo tra i tre lati di un triangolo: il regista, la madre e la sorella; un triangolo attorno al quale si stringono le ombre dei famigliari scomparsi e, in particolare, del padre, venuto a mancare anni prima. Pur dimostrando una grande sincerità nelle intenzioni ed onestà intellettuale il lavoro di Khoury appare un poco scollegato e senza un filo conduttore forte all’interno della narrazione. Si ha più che altro l’impressione di una sequela di scene e spezzoni tenuti insieme più dalla volontà del regista che da una effettiva consonanza.
Rimane sempre sullo sfondo, inoltre, fumoso, il tema dell’identità sessuale in un paese come il Libano; il che toglie forza al tema dell’incontro-scontro tra generazioni diverse con valori diversi.
Il rapporto forte, benché disfunzionale, che lega Nicolas alla madre ed alla sorella sarebbe forse apparso più comprensibile allo spettatore se il sotto-testo dell’identità sessuale fosse stato trattato con maggiore chiarezza. È come se il regista avesse avuto pudore ad andare davvero in profondità, non se la sia sentita, una volta partito, di portare il discorso fino alle più profonde conseguenze.
Il che è un peccato perché potenzialmente Nicolas Khoury aveva per le mani un progetto in grado di passare dal particolare al generale, facendosi sineddoche di una realtà più ampia, in maniera quasi naturale. Il momento forse davvero sincero e profondo dell’intera pellicola è nelle sequenza finale, dove l’autore si registra mentre parla al telefono con la madre durante un soggiorno nella vecchia casa della famiglia materna e qui trova tracce di parenti i quali, almeno apparentemente, avevano vissuto la sua stessa situazione. Ed è qui che finalmente il discorso si fa profondamente intimo e capace di scavare in profondità. Possiamo definire Fiasco di Nicolas Khoury come un sincero, per quanto incompiuto, tentativo di esplorare sé stessi e la propria famiglia, per capire da dove si viene e dove si può arrivare. Stimabile certo, ma con solo un pizzico di coraggio in più sarebbe stato davvero un grande film.

Luca Bovio

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