Hollywood si prende in giro ma non diverte
Dopo otto stagioni sul canale HBO, a quattro anni dalla sua conclusione la serie serie tv Entourage tenta il grande passo, quel passaggio dal piccolo al grande schermo che in passato si è rivelato ostico e non così naturale (l’ottimo Boris potrebbe essere un esempio). La serie Tv racconta le vicissitudini di Vincent Chase (Adrian Grenier), un giovane attore che improvvisamente si ritrova nello star system hollywoodiano: accanto a lui ruotano una girandola di amici, il suo “entourage” per l’appunto, formato dal suo migliore amico nonché produttore Eric “E” Murphy, Johnny “Drama” Chase, fratellastro maggiore di Vincent e attore di quarta categoria e Sal “Turtle”, un altro vecchio amico d’infanzia di Vince.
Il film, diretto dal “creatore” del serial Doug Ellin, si riallaccia alla serie tv: Vincent è a Ibiza con il suo mega yacht nel vivo di una festa per ’celebrare’ la fine del suo matrimonio durato solo pochi giorni. Tra alcool, donne e bikini il suo ex produttore Ari Gold (Jeremy Piven) gli propone un nuovo film. Vincent accetta a patto di essere lui stesso il regista. Da qui in poi la trama è un intreccio ingarbugliato che mette alla prova la ‘crew’ di Vincent, intenta a guadagnarsi la fiducia del finanziatore texano del film, un Billy Bob Thornton con il suo ghigno da Lorne Malvo visto in Fargo e di suo figlio Travis, il famoso bambino de Il sesto senso, Haley Joel Osment, molti anni dopo e troppi chili in più.
Entourage più che un film, sembra quasi un lungo episodio televisivo. La sceneggiatura è costruita per soddisfare prima di tutto il pubblico che ha amato la serie e che già conosce i personaggi, rischiando dunque di risultare anonimo per la restante fetta di pubblico occasionale, della quale fa parte chi scrive.
Mettendo al centro del film la lavorazione del primo lungometraggio di Vincent, questa pellicola vuol mettere alla berlina l’universo hollywoodiano con i suoi meccanismi malati e i suoi personaggi eccentrici: dollari, sesso, droga, auto di lusso e ville mozzafiato sono requisiti imprescindibili per la fauna dello star system. L’arte rimane fuori dai cancelli degli studios californiani, un’avida industria assetata di soldi che non risparmia niente e nessuno. Tuttavia, nonostante la critica sia percepibile, la pellicola rimane anch’essa invischiata con gli affari di Hollywood, dai quali è sfornata: tutto fumo e niente arrosto, e le “accuse” al sistema rimangono in superficie, giusto un pretesto per farsi quattro risate.
Giudice e imputati sono complici e brindano aspettando i conti del botteghino, mentre il pubblico lascia sala con indifferenza.
Federica Bello