Uniti da un sogno comune
Cosa spinge due artisti del calibro di Cyril Dion (regista, scrittore, sceneggiatore, comico) e Mélanie Laurent (attrice, regista) ad unire le forze per dar vita ad un progetto del tutto nuovo? Semplice: l’esigenza – sempre più impellente – di porre un freno alla caduta libera in cui sembra trovarsi attualmente il nostro pianeta. È davvero possibile migliorare la qualità della vita e, nello specifico, la qualità del cibo che mangiamo, dell’aria che respiriamo e – non per ultime – le leggi che ci governano? Pare di sì. Ovviamente tali obiettivi non possono essere raggiunti con un semplice schiocco di dita, ma, al contrario, servono impegno, dedizione ed un grande, grandissimo sogno comune. È da questi presupposti che ha preso vita Domani, appassionante documentario diretto, appunto, dai due registi francesi, in collaborazione con una nutrita squadra di specialisti in materia.
Cinque sezioni (agricoltura, energia, economia, democrazia ed istruzione) per una sorta di road movie sotto forma di documentario che tocca quasi tutti gli angoli del pianeta: dalla Germania all’Inghilterra, dalla Francia alla Svezia, dalla Svizzera alla Finlandia, senza dimenticare gli Stati Uniti, l’India e l’Isola di Réunion.
Interessante, accattivante, decisamente di grandissima attualità. Se vogliamo, però, concentrarci per un momento esclusivamente sull’aspetto prettamente cinematografico di questo prodotto di Dion e Laurent, non possiamo non notare il tocco particolarmente televisivo che l’intero lavoro ha. Tutto viene raccontato in modo chiaro e lineare, su questo non v’è alcun dubbio. Eppure, se i due registi avessero voluto osare di più – sia per quanto riguarda il visivo che, ad esempio, la musica – forse l’impatto di ciò che si è voluto mettere in scena sarebbe stato anche maggiore sul pubblico. Analogamente, le voci degli stessi Dion e Laurent risultano apparire un po’ troppo didascaliche a tratti, oltre che forzate nel momento in cui si passa da una sezione all’altra. Detto questo, però, il messaggio che si vuole portare avanti arriva. E lo fa anche in modo semplice e diretto. Qualità, questa, di grande importanza, quando si vuole fare del cinema uno strumento prettamente politico, come in questo caso.
Ed è proprio il potere politico della settima arte che qui fa da protagonista assoluto. Perché, diciamolo pure, talvolta (anzi, più spesso di quanto si immagini) le innumerevoli potenzialità del mezzo cinematografico vengono sottovalutate. E non poco. Basti pensare a come determinate pellicole, in passato, hanno avuto impatto sul pubblico ed a come gli spettatori di oggi tendono a restare “immuni”, nel momento in cui si trovano davanti gli prodotti considerati – a loro tempo – “rivoluzionari”. Ormai siamo abituati a vedere ed a sentire di tutto. Eppure, recandoci al cinema, possiamo trovare – oltre al semplice intrattenimento – anche un importante spunto di riflessione. A tale scopo, pertanto, Domani risulta perfettamente pertinente.
Per quanto riguarda il messaggio finale, forse il lavoro di Dion e Laurent può sembrare un po’ troppo ottimista ed utopistico, quello sì. Ma, d’altronde, anche questa potrebbe rivelarsi una strategia vincente al fine di far arrivare al pubblico ciò che si è appena messo in scena. Chissà, però, che effetto avrebbero avuto immagini ben più crude e realistiche e prospettive di gran lunga più drammatiche. Questo non possiamo saperlo. Ma, al momento, ci basta pensare che un prodotto semplice, pulito e diretto come Domani possa smuovere un bel po’ di “menti pensanti”, al fine di porre rimedio al disastro che stiamo combinando nella gestione del nostro pianeta. E che il cinema, (anche) in questo caso, ci sia d’aiuto!
Marina Pavido