…aspettando il Papa nero, ecco le suore nere
Presentato al Far East Film Festival 2025 come spin off di The Priest di Jang Jae-hyun, il sudcoreano Dark Nuns, diretto da Kwon Hyuk-jae, mette tuttavia in campo nuovi personaggi ed ambientazioni; la classica storia di possessione demoniaca ed esorcismo ha infatti qui come protagoniste due suore, chiamate appunto “suore nere” per la loro familiarità con il soprannaturale: l’atipica Suor Yunia (Song Hye-kyo), fumatrice e ribelle, addestrata all’esorcismo da Padre Kim, e la ligia Suor Michaela (Jeon Yeo-been), pupilla dello scettico Padre Andrea, responsabile dell’ospedale dove è ricoverato il giovane posseduto Hee-joon, che si rivelerà ottima alleata della prima.
Due personaggi agli antipodi che troveranno nel loro talento soprannaturale e nell’essere messe ai margini dalla Chiesa tradizionale, sottovalutate e disprezzate da questa e finanche dall’entità che cercano di esorcizzare, un punto in comune, cui uniranno la volontà indefessa di salvare in ogni modo il giovane Hee-joon dal Demone che lo controlla.
All’originalità di affidare il ruolo di esorcista non all’immancabile prete cattolico ma piuttosto a due suore, si aggiunge l’idea altrettanto singolare di unire al rito cattolico lo sciamanesimo coreano, in un mix religioso che mescola il Papa e il cattolicesimo con i Rosacroce e lo sciamanesimo, la lettura dei Tarocchi con le Chiavi ed il Vangelo di San Pietro; Dark Nuns dunque, pur essendo un horror dagli stilemi consolidati, devia dalla via principale intrecciando occulto e spiritualità di vario livello con un pizzico di girl power in salsa Sister act.
Kwon Hyuk-jae, al suo primo lungometraggio sul soprannaturale, sperimenta nuove strade: dalle scene che richiamano il tradizionale Esorcista, con tanto di urla e preghiere, al rullo dei tamburi sciamanici, dal rintocco delle campane alla lettura ed interpretazione dei Tarocchi, il regista mostra una sorta di religione unificata, che collega la spiritualità cattolica e cristiana con quella sciamanica coreana, dando al tutto un ritmo quasi pop con una musica frastornante che sottrae all’atmosfera l’alone del thriller e il jump scare e con didascalie ridondanti che vorrebbero spiegare scientificamente termini come “suora”, “prete”, “esorcismo”.
Dark Nuns è un horror con diverse frecce al suo arco ma non tutte andate a segno; l’idea è molto buona, come la regia e la fotografia, le interpreti principali sono perfettamente a loro agio nel proprio personaggio, l’unione del classico esorcismo con il suono incessante dei tamburi sciamanici è evocativa, ma manca il mistero, il brivido, la scena spaventosa che arriva all’improvviso incutendo terrore: al netto di alcune rivelazioni inaspettate, la storia scorre ad un ritmo prevedibile, suggestivo ma in fondo intuibile nel suo fluire.
Michela Aloisi