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Dall’altra parte

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VOTO: 5.5

Il passato riemerge

Dall’altra parte (S one strane in originale), settimo lungometraggio del regista croato Zrinko Ogresta, narra alcune settimane della vita di Vesna (Ksenija Marinkovic) infermiera a domicilio di Zagabria che dopo molti anni viene ricontattata dal marito Žarko ex capitano dell’Esercito Nazionale di Jugoslavia e condannato all’Aia per crimini di guerra e appena rilasciato.
Da dopo la fine della Guerra Vesna e i suoi figli avevano vissuto nella vergogna del marito e cercando di nascondere qualunque relazione con quel criminale di guerra che aveva fatto così tanto male e aveva distrutto la vita di quella famiglia portando al suicidio il terzo figlio.
La telefonata che arriva a Vesna una mattina al lavoro le sconvolge l’esistenza, facendo riaffiorare tutto il male che lei aveva sepolto per così tanti anni ma anche, con l’andare avanti delle telefonate giorno dopo giorno, l’amore per l’uomo che aveva sposato distrutto irrimediabilmente dai crimini commessi e che sembra così bisognoso del perdono della moglie.

Ogresta gira un film su riconciliazione, assoluzione, amore ma anche vendetta, in cui si nasconde dietro una regia trasparente e invisibile con inquadrature molto lunghe, movimenti di macchina discreti e senza velleità di alcun tipo, affidando tutto alla bravura dei suoi attori e alla sceneggiatura scritta con Mate Matišić. Lo svelamento del mistero . perché Dall’altra parte è un thriller psicologico e intimo ed è proprio nel suo essere thriller che il film non funziona – manca di ogni elemento che tenga lo spettatore incollato allo schermo e interessato alle vicende umane mostrate. Infatti il film procede per settanta degli ottanta minuti di durata in una direzione incomprensibile allo spettatore e stenta a partire, a ingranare e a coinvolgere la platea o anche a creare empatia, cosa che nemmeno l’ottima interpretazione di Ksenija Marinkovic, e solo negli ultimi dieci minuti si scopre un elemento di sorpresa che chiude il film ma che lascia quasi esterrefatti, del tutto insoddisfatti e con tante domande a cui si può provare a rispondere solo tentando a ragionare su quei dieci minuti finali in cui è racchiuso tutto, quei dieci minuti che fanno chiedere a cosa sono serviti gli interminabili primi settanta.
Un film dalle tante tematiche che però fanno fatica ad arrivare allo spettatore, anche quella sempre attuale di questa guerra finita ma allo stesso tempo infinita, perché ancora oggi lascia strascichi così evidenti e importanti nella vita delle popolazioni dell’ex Jugoslavia, che purtroppo faticano ad arrivare e a essere trasmesse allo spettatore più preso dal cercare di capire dove potrà ad andare a parare la storia.
Un’opera quindi recitata ottimamente e con una regia che sa valorizzare gli attori, ricco anche di bei dialoghi ma incapace di veicolare i messaggi prefissati e di funzionare nella sua discesa nel genere mancando completamente di suspense e di empatia, lasciandoci solo con un po’ di amaro in bocca per un twist finale che non riesce a salvare questo film di breve durata ma allo stesso tempo interminabile.

Giovanni Montanari

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