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The Most Beautiful Day

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VOTO: 5.5

La loro Africa

Un po’ commedia. Un po’ film strappalacrime. Un po’ road movie con esotici scenari sullo sfondo. Non c’è che dire, l’accattivante The Most Beautiful Day – Il giorno più bello dopo aver stregato il pubblico tedesco sembrerebbe avere le carte in regola per destare qualche curiosità, pur coi limiti di una distribuzione tutt’altro che capillare, anche in territorio italiano. Dalla sua il tentativo di mescolare situazioni angoscianti, come quelle correlate alla salute dei protagonisti, con scene connotate da un tono picaresco, ridanciano, farsesco, capace di regalare lampi di comicità ed alleggerire così il tema tanto delicato delle malattie terminali. Ma l’obbiettivo che si propone lo script viene sempre centrato? A nostro avviso no, per quanto gli interpreti siano bravi, a causa dell’eccessiva enfasi riposta nel segmento conclusivo del lungometraggio ed anche in virtù di quella stessa comicità, che appare ubicata talvolta a livelli un po’ infantili, ed altre volte risulta semplicemente ripetitiva.

Florian David Fitz, attore alquanto gettonato in Germania, ha qui deciso di mettersi in gioco anche come regista. Nel film interpreta il personaggio di Benno, 36 anni e un male terribile al cervello appena diagnosticato, mentre lo sfortunato pianista Andi, ugualmente considerato a 33 anni un malato terminale per colpa della fibrosi polmonare, ha il volto altrettanto popolare di Matthias Schweighöfer, che tra cinema e televisione ha ricevuto in patria molteplici riconoscimenti vestendo addirittura, nel 2008, la prestigiosa uniforme del Barone Rosso nella controversa pellicola a lui dedicata!
Tanto il suo Andi è tendenzialmente introverso, serio, corretto, condizionato da atteggiamenti ipocondriaci e maniacali, quanto il nuovo paziente Benno risulta invece scapestrato, incontrollabile, portato a infrangere le regole. Da vicini di letto in clinica a vicini di fuga il passo sarà più breve del previsto, con alcune piccole truffe a rendere possibile un’avventurosa trasferta africana, che, vista la condizione di entrambi, dovrebbe coincidere con il loro ultimo viaggio e con una morte non più aspettata passivamente, ma programmata in anticipo rispetto al naturale decorso delle rispettive malattie. Ma la loro esotica avventura, anche da questo punto di vista, regalerà non poche sorprese…

Splendidi paesaggi africani. Gesti di tenerezza alternati a situazioni grottesche, bizzarre. E di sicuro The Most Beautiful Day concede allo spettatore i momenti più gustosi, allorché soluzioni di sceneggiatura audaci e “politicamente scorrette” rendono i protagonisti maggiormente simpatici, facendo strada a una commozione e ad un coinvolgimento emotivo che diventano parimenti più genuini, quando lo strano duo ci appare in evidente difficoltà. Tuttavia non sempre nel corso del film si riesce a mantenere efficacemente quel registro che oscilla di continuo tra indiavolata commedia e mélo dai contorni ospedalieri. Come si è lasciato più volte intuire, il livello della comicità troppo spesso si adegua alle aspettative di un pubblico non particolarmente esigente. E il pathos stesso risulta, almeno in alcuni frangenti, un po’ forzato; a discapito, questo, della sincerità complessiva dell’opera.

Stefano Coccia

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